Da Pio Esposito a Bernasconi, fino a Camarda: il talento italiano sta tornando protagonista?

Una serata di Champions che ha visto l'esordio positivo di due giovani azzurri
Che sia per necessità o perché ci si crede davvero, anche il calcio italiano sta iniziando a mostrare i propri talenti. La serata di Champions League, che si chiuderà questa sera, è stata in chiaroscuro per le squadre italiane, con l’Inter unica a portare a casa i tre punti sull’ostico, ma non irresistibile, campo dell’Ajax (in attesa di Manchester City-Napoli). Una sfida già crocevia importante per la stagione dei nerazzurri e per il futuro di Cristian Chivu, partito in sordina con due sconfitte in tre partite di campionato dopo la roboante vittoria per 5-0 contro il Torino alla prima giornata (al momento la peggior difesa del campionato assieme al Lecce con sei gol subiti).
Per quanto riguarda la Juventus, non è arrivata la vittoria, ma la rimonta nei minuti di recupero da 2-4 a 4-4 contro il Borussia Dortmund ha tutto il sentore di una vittoria, non solo per i bianconeri, ma nel suo piccolo anche per Pantaleo Corvino. Dusan Vlahovic, finito troppo spesso ingiustamente nel mirino dei tifosi bianconeri, è stato assoluto protagonista con due gol e un assist, che suggellano un inizio di campionato monstre per l’attaccante serbo. Niente da fare invece per l’Atalanta di Juric e Krstovic (subentrato nel secondo tempo), che cade 4-0 al Parco dei Principi contro il PSG campione in carica.
Due nuovi italiani esordienti in Champions League
Ma la serata di Champions League è stata anche una vetrina importante per il calcio italiano. Anche se non è entrato nel tabellino dei marcatori, uno dei principali protagonisti della sfida alla Johan Cruijff Arena di Amsterdam è stato Francesco Pio Esposito, giovane attaccante italiano di proprietà dell’Inter e reduce dall’esperienza in Serie B con lo Spezia. Molto spesso si parla di giovani italiani che faticano a sfondare nei top club nazionali e che vengono ceduti troppo frettolosamente (vedi la Juventus con Kean, Miretti, Fagioli e Nicolussi Caviglia, oltre ai vari Soulé, Dragusin, Hujsen e altri). Anche Pio Esposito rischiava questa sorte, ma l’Inter lo ha tenuto e, complice l’infortunio di Lautaro Martinez, lo ha schierato titolare, fornendo una prestazione entusiasmante: ha fornito due assist “al bacio” per Dumfries e Calhanoglu, che però non sono stati sfruttati. La sua partita ha comunque arritato i complimenti di un tecnico di livello mondiale come Fabio Capello.
Mi ha impressionato la sua simbiosi con Thuram, vuol dire che è un giocatore intelligente. La cosa più bella è il controllo di palla fantastico. Poi sa vedere il gioco: sa quando tenere la palla e quando passarla di prima, oggi ha fatto due passaggi bellissimi. Sarà interessante anche per la Nazionale. Uno come lui può giocare sia con Kean che con Retegui.
Dall’altra parte, a Parigi, c’è stato l’esordio in Champions League di Bernasconi, che aveva già debuttato in campionato contro il Lecce nei minuti finali, e che ieri ha iniziato dal primo minuto. Esordire al Parco dei Principi contro un top club come il PSG porta sempre un po’ di emozione, soprattutto se poi devi affrontare un terzino come Hakimi, ma la sua prestazione è stata valutata poco sotto la sufficienza, un “successo” se si considerano le valutazioni di 4,5 e 5 assegnate ai suoi compagni.
Un cambio di tendenza in arrivo anche nel calcio italiano?
Il tema dei giovani calciatori italiani che faticano a giocare nei grandi palcoscenici è di grande attualità. Ma qualcosa sembra cambiare: che sia per necessità o per convinzione, gli allenatori si stanno sempre più affidando ai giovani, che anche a 16 anni, come nel caso di Palestra e Sebastiano Esposito per il Cagliari oppure, senza andare troppo lontano da Lecce, a Camarda, si ritrovano protagonisti in Serie A (il caso più eclatante degli ultimi anni è Donnarumma, esordiente a 16 anni e 8 mesi).
Probabilmente ci vorranno ancora molti anni prima di vedere giovani sbocciare con la stessa facilità del campionato spagnolo, che ogni anno, soprattutto con il Barcellona, lancia talenti generazionali appena maggiorenni come Yamal. Tuttavia, la strada intrapresa, almeno in questi primi mesi del campionato, sembra quella giusta: anche il calcio italiano si sta affidando a giovani italiani che vengono fatti giocare non perché italiani, ma perché sono bravi e promettenti.