Di Francesco: "Non basta essere belli, ma anche sporchi. Due punte e trequartista? Vi spiego"

Le parole del tecnico alla vigilia del match in programma domani alle 20:45
Il tecnico dei giallorossi Eusebio Di Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti in conferenza stampa alla vigilia di Lecce-Cagliari. Ecco le sue parole.
Parte un ciclo di partite più abbordabile? Considerando anche la produzione offensiva ma alcuni errori individuali in difesa.
Non mi piace fare paragoni con la squadra dell’anno scorso, perché sono cambiati diversi elementi, provenienti anche da campionati differenti, che si stanno adattando. Devo dire che la squadra mi è piaciuta molto nei primi 35 minuti con l’Atalanta. Abbiamo prodotto, ma non concretizzato: su questo dobbiamo lavorare per essere più determinati sotto porta. Serve compattezza, determinazione nei duelli, equilibrio mentale dopo aver subito gol.
Non esistono partite “abbordabili” in Serie A: ogni gara è diversa. Abbiamo fatto bene a Genova e contro il Milan, ma dobbiamo ridurre gli errori di reparto. Chi sbaglia deve essere aiutato dal compagno: questa deve essere la nostra mentalità.
Ci sarà più coraggio e gioco offensivo in casa?
Le idee ci sono, ma devo conoscere bene i giocatori. Ramadani sta giocando con continuità, Berisha lo stiamo impostando da play. Serve equilibrio, soprattutto in fase difensiva. Stiamo trovando la forma giusta, ma siamo solo all'inizio.
Non siamo stati aiutati dal calendario ma non voglio usarlo come alibi: dobbiamo migliorare e mi auguro di far crescere da questo punto di vista la squadra. Però ricordiamoci una cosa: alla fine conta solo il risultato. Dobbiamo quindi coniugare le due cose: non basta essere belli e poi gli altri portano i punti a casa, ma bisogna anche essere “sporchi” quando serve, come potrebbe succedere domani.
E poi fatemi dire una cosa, quanto determinano i piazzato al giorno d'oggi? Diventa veramente pesante essere bravi a difenderli e concretizzare, e su questo stiamo cercando di migliorare questi aspetti.

Pisacane ha definito la partita col Cagliari “una finale”, è d'accordo?
Se fosse una finale, allora ne avremmo 35 da qui alla fine. Se devo dirlo per caricarvi, allora vi dico che è una finale, ma non lo è. Ma è una partita importante, ma non una finale. Affrontiamo una diretta concorrente, una squadra esperta e ben organizzata. Hanno grandissima esperienza. Da Mina a Luperto, lo stesso portiere che non è non è vecchio, ma secondo me gioca come un veterano.
Ci saranno cambi di assetto a centrocampo per dare più equilibrio?
Equilibrio? Dipende come lo fai e come ti muovi insieme. Se tu mi dici che dobbiamo migliorare il fatto di muoverci insieme come squadra e anche in fase difensiva, posso essere d'accordo.
Però ricordiamoci che se tu 35 minuti con l'Atalanta non concedi niente agli avversari e riesci a essere aggressivo. Qualcosina la squadra ha cominciato a recepire e assimilare e mettere in campo. Un difetto che in questo momento possiamo rimarcare è la continuità dentro la partita e lì bisogna valutare e capire quali elementi possono essere utili per modificare ciò. Voi vedete la disposizione statica, ma in dinamica spesso diventano due centrocampisti che vanno a difendere.
Il secondo gol dell’Atalanta, ad esempio, nasce dal mancato rientro del terzo centrocampista. Tutti devono contribuire alla fase difensiva.
La squadra ha identità ma deve crescere in consapevolezza. Lavora sui tiri da fuori?
E' verissimo: serve più consapevolezza. A volte fai presto, altre volte serve un po' più di tempo. Sull'identità, stiamo lavorando. Possiamo continuare perché vi assicuro che possiamo fare molto meglio. Sul tiro da fuori: dipende dalle caratteristiche dei giocatori. Ovvio che dobbiamo calciare di più quando in porta, ma allenare il tiro dalla distanza…Helgason ha un bel calcio dalla distanza, anche Berisha. Ramadani ha fatto anche un gol dalla distanza. Ma come diceva Zeman, non confondiamo il tiro dalla distanza con il tiro della disperazione, quando non sai cosa fare.