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Testa. Servono personalità, coraggio, equilibrio. Tutti insieme per giocare una partita lunga ’95 minuti. Senza farsi prendere dalla frenesia. Senza rischiare che la voglia di fare, o strafare, giochi brutti scherzi. Con calma e con volontà, pensando solo a quello che sta accadendo su quel rettangolo verde.

Cuore. Il cuore che a volte è mancato in questa stagione e che si è visto sul prato del Via Del Mare domenica nel secondo tempo. Il cuore da spingere oltre l’ostacolo per portare nel Salento un risultato storico che regalerebbe una salvezza storica. Obiettivo comune e costante di un gruppo che ha vissuto alti e bassi ma ora sa cosa vuole.  

Gambe. Serve il migliore undici dall’inizio ed i giocatori più utili in quel momento a gara in corso. Azzeccare tutte le scelte è un imperativo, è necessario per non regalare fasi di gioco all’avversario ed è fondamentale per ottenere un risultato positivo. 

ramadani

Chi lo avrebbe mai detto

Dopo il pareggio di Verona e le vittorie di Empoli e Venezia la scorsa settimana, nessuno avrebbe creduto che il Lecce potesse avere ancora il destino nelle proprie mani. Eppure, è così. 

Il Lecce è l’unica squadra tra quelle che occupano le ultime quattro posizioni a poter pensare soltanto ed esclusivamente alla propria partita. I veneti di Di Francesco, infatti, devono battere la Juventus ed attendere notizie positive dal Castellani e dall’Olimpico. Di contro, i toscani di D’Aversa, anche in caso di successo, devono pur sempre aspettare il risultato della sfida tra Lazio e Lecce. 

La truppa di Giampaolo no. In caso di vittoria è libera dalle altre sfide, sicura della salvezza con i 3 punti in saccoccia, certa di giocare ancora in Serie A qualora dovesse arrivare un successo difficile ma non impossibile. 

Per la storia 

È dura ma lo è stato sempre nella storia del Lecce. Adesso servono testa, cuore e gambe per far in modo che qulla destinazione finale diventi destino. Il nostro destino. 

La terza salvezza consecutiva in Serie A. 

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