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Federico Baschirotto alla Cremonese. La notizia è arrivata un po' a sorpresa. Di mattina. Tra un tuffo al mare ed una call programmata prima delle ferie. I tifosi del Lecce sono stati colti alla sprovvista. Certo, si sapeva che il capitano avrebbe potuto decidere di proseguire la sua carriera altrove ma, ad un certo punto, con le voci e gli interessamenti che scarseggiavano, in molti hanno creduto che potesse rimanere ancora in giallorosso. Un po' quello che adesso si pensa possa accadere per Nikola Krstovic e Wladimiro Falcone.

Perchè va via? 

Dal momento in cui si è saputo che Baschirotto sarebbe andato a giocare alla Cremonese, la piazza ha iniziato a rumoreggiare ed il malcontento a crescere e serpeggiare tra i tifosi. Anzi. Tra la minoranza rumorosa. Sempre lei, pronta a cercare i motivi, una spiegazione plausibile, la ragione per la quale un calciatore decida di andare via da un club che lotta per la salvezza ad un altro che combatte per lo stesso obiettivo. Dimenticando che il calcio è fatto di stimoli e di motivazioni, ma anche di contratti, denaro, interessi. Come se questi prestatori d’opera scendessero in campo solo per renderci felici e non vivessero questo magnifico sport come un lavoro. 

amichevole Lecce-Natz baschirotto

Fenomeno. Insostituibile. Unico 

Dal momento in cui si è saputo che Baschirotto sarebbe andato a giocare alla Cremonese, l’ormai ex capitano del Lecce è diventato un fenomeno. Non il difensore forte che è sempre stato. Ma un fenomeno. Insostituibile. Unico. A dirlo sono gli stessi che per tre anni nella migliore delle ipotesi lo hanno definito “scarso”. Che gli hanno contestato la poca tecnica. La poca grazia con il pallone tra i piedi. Ogni singolo errore commesso nelle tre stagioni di A. 

Che poi, ovviamente, sono gli stessi che quando è arrivato, dopo la prima apparizione contro il Cittadella in Coppa Italia, lo avevano bollato come inutile alla causa. Non adatto alla Serie A. Inadeguato. Sì, sì, lo sappiamo. Funziona così ovunque. È il bello del calcio. È giusto che i tifosi parlino. Bla, bla, bla. Le solite frasi fatte che ci diciamo per giustificare chi rumoreggia, alimenta e sputa odio, veleno, rabbia. Insomma, tutto quello che di cattivo si può sputare. 

Certo, come già detto, parliamo sempre della minoranza rumorosa ma questa, in quanto tale, aumenta i dubbi anche in chi di solito capisce ed accetta le strategia della dirigenza

Dove siete stati fino ad ora? 

I contestatori di professione, infatti, non contenti passano dal giocatore alla società. Le risatine sono sempre le stesse. Perché tre anni di lezione non valgono. Parlare prima è lo sport preferito di chi non è collegato alla realtà. Quantomeno alla nostra. Di chi pare essere sbarcato ieri sul pianeta Terra, senza aver seguito gli ultimi mercati estivi ed invernali in casa Lecce. Ancora ci si stupisce se la società di Via Costadura non acquista i cosiddetti “nomi”, preferendo finalizzare le trattative nei campionati minori. Prelevando Perez, Kouassi, Ndaba anziché le certezze che hanno solo quelli che contestano. E che dimenticano che i Perez, Kouassi e Ndaba un tempo sono stati Gonzalez, Hjulmand, Gendrey, Blin, Dorgu, Krstovic, Gaspar, Berisha e tanti altri. 

Che ci volete fare. La memoria è quella che è. O forse l’interesse è sempre rivolto al giardino del vicino. Più verde, più rigoglioso, più attraente. Peccato che poi, alla fine, il vicino a maggio è rintanato in casa, a leccarsi le ferite degli errori commessi durante la stagione ed i debiti accumulati per spendere e spandere in estate e nel periodo natalizio. Mentre nel Salento da tre anni si festeggiano gli obiettivi. Senza proclami. Senza i nomi. Con le idee e la voglia di stupire ancora. 

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