header logo

Durante la puntata di ieri di Piazza Giallorossa è intervenuto anche l'ex attaccante anche del Lecce, ora allenatore dell'Ugento, David Di Michele, per parlare del campionato che attende sia i giallorossi di Di Francesco che il suo nuovo campionato di Eccellenza. Queste le sue parole:

 

Che campionato ci si deve aspettare dal suo Ugento

È un campionato molto difficile, non mi aspettavo un livello così alto. Arrivo dal campionato romano dove, in Eccellenza, il livello è un po’ più morbido. Qui invece si gioca in un girone unico da 20 squadre, tutte ben organizzate. Questo è un aspetto positivo per noi allenatori, perché ci stimola a dare sempre il massimo. Sarà un bel campionato e speriamo di riuscire a fare un percorso importante dall’inizio alla fine.

Sono tornato qui spinto dal desiderio di stabilirmi nel Salento: mia madre è di Casarano e per questo conosco bene la Puglia, in lungo e in largo. Quando mi è stata offerta la possibilità di tornare vicino a Lecce e al Salento ho detto subito di sì. Ora che sono qui posso anche seguire più da vicino il Lecce, ed è sempre un piacere tornare a vederlo.

 

Il nuovo campionato del Lecce

Sicuramente il Lecce è una squadra che si sta ancora conoscendo. L’allenatore è nuovo, molti calciatori sono nuovi e per diversi di loro questa è la prima esperienza in un campionato come quello italiano, che è molto tattico. Entrare nei meccanismi di un tecnico come Di Francesco non è semplice per un giovane straniero.

Io ho avuto modo di vederli due volte e devo dire che ho notato una buona squadra, con personalità. In questo momento non stanno ancora esprimendo tutte le loro qualità e, per di più, stanno affrontando un campionato difficilissimo. Affrontare subito avversarie come Genoa e Milan non è facile, ma hanno comunque disputato buone partite.

Contro il Milan hanno pagato due errori individuali, ma nel complesso il primo impatto è stato positivo. Conosco bene il mister: è un allenatore preparato, che fa della proposta di gioco la sua arma migliore. Serve però un po’ di tempo prima di poter dare un giudizio completo.

 

La forza del Lecce in questi anni

Sicuramente la forza di una squadra sta nella compattezza del gruppo. È normale che ci sia sempre qualcuno più scontento di altri, ma la bravura dell’allenatore e dello staff sta nel far capire che in quel momento ciò che conta davvero è il collettivo e non la soddisfazione personale.

Serve anche pazienza: bisogna saper mettere in difficoltà i compagni e l’allenatore, perché il vero traino non sono gli undici titolari, ma quelli che giocano meno. Sono loro a trascinare i titolari, altrimenti chi parte dall’inizio rischia di allenarsi più rilassato, senza la giusta cattiveria. Io credo che il segreto stia proprio nelle riserve: quando danno più di quanto dicano i minuti giocati, allora il gruppo diventa davvero forte. Poi, ovviamente, ci sono i leader, silenziosi o meno, ma questo succede in tutte le squadre.

Nel Lecce, nello spogliatoio, ha sempre prevalso la compattezza del gruppo: per una realtà come la loro è un fattore chiave. È proprio questa unità ad aver permesso al club di restare in Serie A per quattro anni di fila, seguendo linee guida importanti. Anche a me è capitato di essere tra gli scontenti, ma l’unico modo per uscirne è il lavoro, dimostrando all’allenatore che nelle sue scelte si sta sbagliando.

 

Sicuramente la società fa delle scelte, così come accadde quando lo acquistarono: quello fu un chiaro segnale del fatto che credevano in lui. Poi, durante la stagione, le cose possono cambiare e magari anche quel pensiero si è modificato, perché le cose non sono andate come previsto. Se torni dopo un campionato a Empoli in cui vieni considerato un calciatore offensivo ma chiudi con zero gol, è normale che la dirigenza pensi ad acquistare un profilo più offensivo o con caratteristiche diverse, a cui dare maggiore fiducia.

Il nuovo arrivato, Sala, è un calciatore ancora tutto da scoprire, mentre chi c’era già è ormai un giocatore conosciuto, che però non rientra più nei piani. È per questo che si dice che un calciatore lo scopri anno dopo anno: ogni stagione può raccontare una storia diversa. Ma se un centrocampista offensivo, in tre anni, non segna neppure un gol, è inevitabile che si facciano delle riflessioni.

Purtroppo non è né il primo né l’ultimo a essere messo fuori rosa: se ne farà una ragione. Questo, però, non lo esonera dall’essere un professionista e dal lavorare duro, perché a gennaio potrebbe avere l’occasione di dimostrare il suo reale valore. Non credo che la società sia contenta di aver speso più di cinque milioni per un giocatore poi messo fuori rosa, ma dietro a queste scelte c’è sempre un pensiero ponderato, che va rispettato.

Una squadra sempre più fisica

In questo calcio sicuramente la struttura è importante, ma tutte le squadre sono strutturate in maniera quasi identica. Al fianco di calciatori alti devi mettere calciatori brevilinei e dinamici, perchè quelli servono sempre.

Il ricordo di Graziano Fiorita

Il ricordo di Graziano è bellissimo. Stavamo quasi sempre insieme, perché tra noi era nata un’alchimia che andava ben oltre il campo. Sapere della sua scomparsa mi ha gelato il cuore. Questa foto gli rende giustizia: lui era sempre sorridente, entusiasta e disponibile con tutti, non solo nello spogliatoio ma anche fuori. Ha lasciato un vuoto enorme, sotto ogni punto di vista.

Alla sua famiglia vanno le mie più sentite vicinanze: ha lasciato tre figlie, la moglie e i suoi cari. Lecce gli è stata molto vicina, così come la società, e anche tante persone che non sono di Lecce lo hanno ricordato con affetto. Questo perché Graziano era davvero un uomo eccezionale.

Il prossimo turno di campionato tra Lecce e Ugento

Sarà una partita difficile, perché l’Atalanta è ancora in fase di guarigione e di conoscenza. Il post-Gasperini è stato doloroso, e Juric, che viene considerato il suo erede, sta un po’ faticando. Ha delle difficoltà, anche perché deve gestire la grana Lookman. Però l’Atalanta, negli ultimi anni, ha avuto una crescita esponenziale e in Italia è ormai una realtà importante. Per questo sarà una gara complicata, ma non impossibile: tutti speriamo di vedere il Lecce tornare da Bergamo con i tre punti, anche se sappiamo che non sarà assolutamente semplice.

Domenica, invece, noi andiamo a Brindisi: anche quella è una partita molto difficile, ma in certi casi può diventare relativamente più semplice. Una squadra che vuole vincere tende a esporsi ai contropiedi avversari, e lì si possono aprire spazi. Quindi ci aspetta un impegno complicato, ma non impossibile.

Mercadante a PGR: "Il Centro Sportivo ha una funzione strategica". Sui lavori allo stadio...
Un Lecce fatto di coppie: Di Francesco spiega il mercato giallorosso

💬 Commenti