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Durante la puntata di PL Talk, trasmessa sul canale Twitch di Pianeta Lecce, è intervenuto anche il giornalista de 'Il Quotidiano di Puglia' Francesco De Pascalis, commentando la situazione in casa Lecce, tra le conferenze di Sticchi Damiani e Corvino e il nodo allenatore. Queste le sue parole:

 

La conferenza di Sticchi Damiani

Penso che analizzare una stagione come quella appena conclusa sia complicato. Serve un vero e proprio esercizio psico-fisico per farlo con lucidità. Il presidente, che ha un livello di comunicazione molto elevato, è stato pacato, bravo nel riconoscere i meriti della società – che sono sotto gli occhi di tutti – ma anche nell’assumersi la responsabilità di alcuni errori. Mi è piaciuto il passaggio su Dorgu e sul futuro.

Quello che invece mi è piaciuto meno è stata la frase: Chi vuole il decimo posto o l'Europa League non si abboni, non venga allo stadio. Mi è sembrata una provocazione, forse dettata anche dal fatto che alcuni rapporti si sono un po’ sfilacciati in questa stagione difficile.

Certo è che, appena terminato il campionato, ha subito guardato avanti, chiarendo le posizioni dei calciatori e dell’area tecnica. Personalmente, non vorrei vedere un calciatore che vuole andare via e la società che si oppone a tutti i costi, perché così ci perdono tutti: magari il giocatore rinuncia a un salto di carriera e a un contratto molto più vantaggioso, ed è naturale che poi non renda più come prima.

Ho letto anche le parole di Krstovic: le comprendo, perché sono ragazzi giovani, e può capitare che escano con dichiarazioni che a prima vista sembrano fuori luogo. Ma se hai 23 anni, un grande futuro davanti e ti arrivano proposte importanti, è normale che tu sia attratto, non solo per i soldi, ma anche per le ambizioni. Allo stesso tempo, però, Corvino sa bene che non si può sempre pensare solo a vendere senza rinforzarsi. E questo lo ha detto anche lui.

 

saverio sticchi damiani in sala stampa

Su Dorgu

Su Dorgu, il presidente è stato molto chiaro. In un primo momento lo aveva definito incedibile, ma quando a gennaio è arrivata la proposta del Manchester United con un ultimatum — “ora o mai più” — il Lecce si è trovato costretto a fare una scelta. 

Non si trattava solo dei 30 milioni offerti, ma anche del rischio di trattenere un giocatore che, mentalmente, non sarebbe più stato lo stesso. Perdere l’occasione della vita, quella di andare allo United, avrebbe potuto compromettere il suo rendimento e, in caso di retrocessione, anche il suo valore.

 

Sul nuovo allenatore

 

La scelta dell'allenatore non deve necessariamente piacere a noi tifosi, ma — per evitare gli errori dello scorso anno — deve essere il più possibile condivisa tra presidente e area tecnica. Non possiamo permetterci contratti lunghi e onerosi, soprattutto per la guida tecnica: servono persone che abbraccino il progetto della società e comprendano che fare bene a Lecce può diventare un trampolino di lancio, come è stato per Baroni. 

È fondamentale che l’allenatore sia in grado di confrontarsi con il carisma dell’area tecnica (Corvino, ndr) e della società. Personalmente vedo Giampaolo un po’ lontano da questa visione, ma sul futuro non so davvero chi possa essere il suo sostituto. Secondo me Corvino ha pensato anche a Calabro, ma sarebbe una scelta molto rischiosa.

 

Il profilo del nuovo allenatore

Ho letto alcuni commenti interessanti e devo dire che il nome di Di Francesco mi piace molto: propone un calcio verticale, aggressivo, ma deve sicuramente lavorare sulla fase difensiva — anche se al Frosinone, ad esempio, giocava con Monterisi titolare. Ho letto anche altri nomi stimolanti, come Calabro e Pagliuca, con il primo che è seguito dalle big della Serie B.

Il punto però è che noi abbiamo in casa un’area tecnica molto forte ed esperta, e una società viscerale, che vive ogni scelta in simbiosi con l’area tecnica, soprattutto dopo quanto accaduto lo scorso anno con Gotti. Per questo motivo credo che il Lecce non debba affidarsi a un profilo giovane, ma puntare su un allenatore esperto, che non venga a chiedere la luna e che sappia fidarsi pienamente di Corvino.

Secondo me, il Lecce ha davanti due strade: affidarsi a un tecnico esperto in cerca di rilancio — come Di Francesco o Nicola — oppure puntare su un allenatore giovane, ma questa sarebbe una scommessa totale, a meno che non ci sia già un accordo con Giampaolo.

C’è una frase che, per me, è il vero passepartout, ed è stata pronunciata dallo stesso Giampaolo dopo la vittoria contro la Lazio: “Abbiamo reso Corvino immortale.” Con queste parole, Giampaolo ha chiaramente fatto capire che è Corvino a prendere le decisioni importanti, e se ne assume la responsabilità.

Noi dobbiamo partire da un’idea: l’allenatore lo abbiamo già. Perché se davvero si decidesse di esonerare Giampaolo, bisognerebbe prima trovare un accordo per la risoluzione del contratto. Altrimenti ci ritroveremmo con tre allenatori a libro paga: Gotti, Giampaolo e il nuovo tecnico.

 

I giocatori da cui ripartire

Io penso che il mercato del Lecce debba partire da alcuni pilastri: quei giocatori che la società considera davvero “da Lecce”, e con i quali la società deve capire se questi calciatori abbiano tutte le motivazioni necessarie per giocare ancora a Lecce. Tra questi, penso subito a Falcone, Baschirotto e Ramadani — anche se, su quest’ultimo, ho la sensazione che sia più vicino all’addio che alla permanenza.

C’è poi il discorso legato ai giovani: ad esempio Burnete è un buon profilo, ma credo abbia bisogno di andare a giocare altrove per valorizzarsi davvero, così come qualche altro giovane. Diverso invece il discorso per Berisha, che secondo me è un elemento centrale nel progetto Lecce.

Gallo e Krstovic, invece, li vedo già fuori. E poi c’è un gruppo di giocatori che è figlia dell'andamento di questa stagione: quelli che, per vari motivi, non hanno reso come ci si aspettava, per varie ragioni: penso a Banda, Marcwinski, Pierotti e Oudin, quest’ultimo ormai chiaramente fuori dal progetto.

Credo che l’asse portante del Lecce sia nel cuore della squadra: Falcone in porta, Baschirotto in difesa, Gaspar e Coulibaly a centrocampo, mentre in avanti è un grande punto interrogativo.

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