Corvino one man show: tutte le frasi cult in quattro anni di Lecce

Un direttore conosciuto non solo per i talenti scoperti in campo, ma anche per le sue uscite
Le uscite di Corvino nella stagione 23-24
Nella stagione successiva sono due le uscite del direttore Corvino da ricordare: la prima arriva nella conferenza stampa dopo il mercato di gennaio, il 5 febbraio 2024, dove elogiò il presidente Sticchi Damiani e si lasciò andare anche ad un aneddoto riguardo una confessione fatta ad un tifoso incontrato la mattina stessa della conferenza.
Io vorrei avere al posto di Sticchi Damiani uno sceicco (ride), ma è un uomo leccese che ci fa stare in Serie A: lo ringrazio. Ci dovrebbero studiare. Stamattina un tifoso mi ha detto al bar che così il cuore gli salta. Gli ho risposto che ho 4 bypass.
Ma l'uscita più importante è arrivata durante la presentazione del nuovo allenatore, Luca Gotti. Il tecnico ex Udinese è arrivato in Salento a marzo dopo la sconfitta interna contro il Verona e, soprattutto, dopo la testata di D'Aversa a Henry. Un gesto che non rispecchia i valori del club, e dello sport in generale, e che ha colpito molto anche lo stesso Corvino, che si è pronunciato con termini molto forti, diretti anche ad una piccolissima fetta della tifoseria
Quello che è successo domenica (la testata di D'Aversa a Henry, ndr) a me ha colpito molto. Conosco D'Aversa da 25 anni e posso assicurare che è una persona per bene, non è violenta. Per 6-7 mesi alle 8 del mattino era già al lavoro, quel gesto è stato fatto ma non perchè è violento. Io non posso prendere allenatori che davanti a questo humus sono capaci di tenersi dentro tutto e di gestire tutta la situazione: la posso gestire io, o quelli come me, che hanno alle spalle tanti anni di carriera.
A me dispiace che un club che ha giocato 66 partite in serie a e vinto un campionato di B debba lavorare in queste condizioni, essere giudicati non da quei tantissimi tifosi, tra bambini e famiglie che sono tornati allo stadio, ma da quei 50-100 tifosi che parlano sui social e si masturbano, e vengono scritti articoli su quei sostenitori.

Tutte le uscite di Corvino del 2024
In questa stagione sono state diverse le uscite memorabili di Corvino in conferenza. La prima arriva durante la presentazione di Ante Rebic, attaccante arrivato a fine mercato nella sorpresa generale. Nonostante il nome importante, anche se poi non ha reso come ci si aspettava, anche questo acquisto fece storcere il naso ad alcuni tifosi. In quella conferenza Corvino se ne uscì con un concetto che per tutto l'anno è rimasto sulla bocca di tutti: “Sartu minzippa”.
Rebic era un giocatore importante, così come lo era Umtiti. Per portarli a Lecce devi avere amicizie con dei procuratori che non si chiamano sartu minzippa, ma deve essere gente importante. Per cui, al posto di dare risalto a questi sforzi, leggo sempre invece che manca questo o quest'altro.
Il significato? Un arcano che venne finalmente svelato pochi giorni dopo, nel corso di una puntata di Piazza Giallorossa, dove lo stesso Corvino spiegò che si trattava di un modo di dire leccese.
Mi avete detto che dovevo essere breve nelle risposte, e poi mi chiedete queste cose… Ricordando quando mio nonno o mio padre mi dicevano: “Mi sembri nu sartu minzippa” oppure dicevano “Con chi te la fai? Cu lu Sartu minzippa”, per cui quando ti chiamavano sartu minzippa, eri quello che valeva meno, quello che non faceva niente, prendeva le budella del vitellino e faceva i turcinieddhri. Poi arrotolava il tutto con un filo e lo faceva talmente bene che sembrava fosse stato fatto da un sarto. Da qui nasce “sartu minzippa”: nasce da chi era bravo a fare solo i turcinieddhri, ma per il resto non sapeva fare nulla.
Durante una conferenza tenuta presso l'Università del Salento, Corvino si lasciò andare ad una frase che è la base per il lavoro di qualsiasi direttore sportivo. Un lavoro dove non è importante solo acquistare il grande giocatore, ma intravedere il talento laddove i più non lo riescono a scovare, come nel caso di Dorgu.
Vedere è facile, intravedere è difficile

In ordine cronologico, poco prima della partita contro l'Udinese è diventata famosa una intervista al bomber Cristiano Lucarelli, che raccontò un divertente retroscena su come dal Valencia è arrivato in Salento: un trasferimento che lo ha fatto rinascere dal punto di vista calcistico.
Ad un certo punto vedo arrivare questo uomo (Corvino ndr.) e mentre ci presentiamo mi dice testuali parole: “Piacere, Pantaleo Corvino. Ti prendo perchè porca put**na ce ne fosse stato uno che mi ha parlato bene di te. Siccome ho fatto sempre le operazioni al contrario e mi è sempre andata bene, ti voglio come centravanti del Lecce”. Rimasi scioccato, ma quelle parole mi convinsero talmente tanto che andai subito a fare le valigie per partire in ritiro a Cavalese e dove mi aspettava Cavasin.
Nella settimana che anticipava la sfida del Via del Mare contro la Roma, Corvino rilasciò un'intervista al quotidiano “Il Messaggero”, in cui parlò di un tema molto discusso nel mondo calcistico: fare l'amore prima di una partita. Argomento che portò Corvino a pronunciare una frase che in pochi minuti è divenuta virale su tutti i social:
Una bella trombata non fa mai male
Infine, passiamo alla conferenza stampa di sabato, in cui Corvino si lasciò andare a due provocazioni dal forte valore simbolico. La prima fu un’affermazione decisa a difesa della solidità economica del club, per rimarcare quanto il Lecce, sotto la sua gestione, fosse diventato una società strutturata, seria, capace di competere con dignità in un calcio sempre più instabile.
La seconda, invece, toccò una corda molto più personale: Corvino denuncia pubblicamente l’assenza di storia visibile all’interno dello stadio Via del Mare, sottolineando come una figura fondamentale come Mimmo Cataldo, suo maestro e direttore sportivo della prima storica Serie A del Lecce, non avesse ancora trovato il giusto spazio nel racconto ufficiale del club.
Fuori sembriamo Svarowsky, ma dentro abbiamo cemento armato (in dialetto).
Nella mia stanza c'è la foto con Mimmo Cataldo. La lascio qua, per essere sicuro che dopo la mia morte ci sia un mio ricordo (in dialetto).