Scouting, vivai e oriundi: Criscitiello riaccende la polemica sul calcio italiano

Le parole del direttore di Sportitalia su uno dei temi che riguarda la nostra nazionale
Con il campionato sospeso a causa della sosta per le nazionali, è tornato di moda nuovamente un argomento di cui si discute ogni volta che gioca la nostra nazionale: la presenza nella Serie A e nei nostri settori giovanili di troppi stranieri. Questo porterebbe alla scarsa valorizzazione del talento nel nostro Paese e a un ricambio generazionale che fa fatica a sbloccarsi.
Infatti, la nazionale azzurra è dal 2014 che non partecipa a una fase finale del Mondiale, ed è addirittura dal 2006 che non raggiunge un ottavo di finale della Coppa del Mondo (nel 2010 e nel 2014 venne eliminata ai gironi). Anche in questa annata, a meno di colpi di scena, la squadra ora allenata da Gennaro Gattuso dovrà giocarsi la qualificazione al prossimo Mondiale attraverso i playoff, con la Norvegia che al momento sembra inarrivabile, soprattutto dal punto di vista della differenza reti.
Ritorna la polemica sugli oriundi
Ecco che quindi si torna a parlare ciclicamente di argomenti come la mancanza di giovani nei vari settori giovanili italiani e la presenza di oriundi nella nostra nazionale. In particolare, Michele Criscitiello, durante una puntata di Calciomercato Live, ha voluto criticare la scelta della federazione di affidarsi a un numero sempre maggiore di oriundi, come nel caso di Retegui, al posto di puntare su giovani italiani che oggi militano nei campionati minori e che, secondo il direttore di Sportitalia, potrebbero essere persino migliori dei calciatori che spesso si rincorre per naturalizzarli italiani.
Il tema degli oriundi, però, non riguarda soltanto l’Italia ma è diffuso in tutto il mondo. L’esempio forse più eclatante è quello della Spagna durante il Mondiale del 2014. In quell’occasione la nazionale iberica riuscì a naturalizzare, dopo una lunga trafila burocratica, l’attaccante dell’Atlético Madrid e del Chelsea Diego Costa, “strappandolo” così al Brasile. Una decisione che non pagò affatto, visto che la Spagna visse il periodo più difficile degli ultimi anni: eliminazione al primo turno del Mondiale 2014, eliminazione all’Europeo 2016 contro l’Italia e uscita agli ottavi al Mondiale 2018 per mano della Russia.
Da quel momento la federazione spagnola ha cambiato rotta, seguendo la linea che oggi indica lo stesso Criscitiello: puntare solo sui giovani cresciuti nelle cantere della Liga. Una scelta che ha dato i suoi frutti, basti pensare a giocatori come Pedri, Gavi, Lamine Yamal e Nico Williams.
Tanti giovani promettenti, ma chi li fa giocare?
Qui però nasce un secondo problema: il coraggio delle squadre italiane nel far giocare i giovani dei propri vivai. Molto spesso, infatti, si preferisce acquistare calciatori già affermati da campionati stranieri, o anche avanti con l’età, piuttosto che concedere spazio a un talento proveniente dal settore giovanile. In Spagna, ad esempio, il Barcellona – complice anche l’enorme debito accumulato – è tornato ad attingere con continuità dalla Masia, lanciando ragazzi come Yamal, Cubarsí, Pedri e molti altri.
In Italia, l’ultimo ad avere questa intuizione è stato Sinisa Mihajlovic con Donnarumma, una scelta che ha ripagato pienamente. In altri casi è stata proprio la nazionale a dare la ribalta a giovani che poi hanno costruito una carriera discreta con i club: il caso più emblematico è quello di Zaniolo, che debuttò in azzurro prima ancora di esordire con la Roma nel 2019. Quella stagione fu straordinaria per il talento giallorosso, prima che un grave infortunio al crociato ne condizionasse pesantemente il percorso, privandolo forse di una carriera ancora più luminosa.
Durante il suo intervento, Michele Criscitiello ha voluto citare anche il Lecce e, in particolare, il caso di Patrick Dorgu, ritenuto l’esempio perfetto di valorizzazione di un giovane cresciuto nel settore giovanile. Il direttore di Sportitalia ha ricordato le polemiche nate dopo la vittoria dello scudetto Primavera con la formazione di Coppitelli, composta interamente da calciatori stranieri. In quell’occasione, Criscitiello ha preso le difese della dirigenza giallorossa, sottolineando come Pantaleo Corvino debba in primo luogo pensare agli interessi del Lecce.
Il tema resta però molto spinoso e, con ogni probabilità, non troverà una soluzione nemmeno questa volta, mentre tanti giovani italiani continuano ad attendere l’occasione giusta per mettersi in mostra.