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Pantaleo Corvino è stato presentato alla stampa, nella sede del Palazzo Banco di Napoli, come nuovo Responsabile dell'Area Tecnica dell'U.S. Lecce. Di seguito le sue prime dichiarazioni ufficiali al ritorno da dirigente nella società giallorossa. L'EMOZIONE PER IL RITORNO - "Sono emozionato, non sono frasi di circostanza, chi mi conosce sa che difficilmente uso la retorica. Un'accoglienza così non me l'aspettavo, grazie anche alla società e al presidente in primis che mi ha voluto accogliere in questo modo. Mando anche un saluto e un abbraccio a tutti i tifosi. Sono 45 anni che faccio questo mestiere ma non mi guardo indietro, quello che ho fatto se l'ho fatto bene resta nella storia, ma sono aspetti che fanno parte del passato. Io guardo in faccia la realtà e il presente. Sono molto contento di essere qui a Lecce. Vedermi in serie B per molti può sembrare surreale, ma io nella mia vita ho sempre fatto scelte di cuore. Mi sento molto legato al mio territorio e l'ho sempre dimostrato, non ho mai dimenticato le mie radici. Ho sempre voluto bene ai club in cui ho lavorato, tant'è vero che dove ho lavorato l'ho sempre fatto con famiglie e proprietà importanti. E' stato giusto misurarsi anche altrove, lontano dalla mia terra. In questo momento andare a misurare in altre situazioni non mi stimolava, quando arrivi a una certa età hai bisogno di stimoli. Quando Sticchi Damiani mi ha esternato la loro volontà di farmi tornare a casa mi è subito scattata quella componente relativa al cuore. Il mio desiderio era tornare ma volevo esternare le mie condizioni, per me lavorare significa farlo attraverso un'idea e degli obiettivi". IL PROGETTO - "L'idea è di condividere il progetto tecnico con l'allenatore che avrò al mio fianco. Le mie caratteristiche sono sempre state quelle di un responsabile dell'area tecnica, che si prende le responsabilità e che vuole arrivare agli obiettivi che si prefigge. Mi prepongo l'obiettivo di seguire a 360° gradi l'area tecnica della prima squadra e del settore giovanile. Io ho la vocazione per il settore giovanile, che mi ha portato a conquistare i titoli che ho ottenuto. Per me creare risorse tecniche è la cosa più importante di un settore giovanile. I titoli però non si vincono se non c'è materiale tecnico non all'altezza. Al presidente ho ribadito che oltre alla prima squadra c'è l'obiettivo relativo al settore giovanile, che per me è importante. Chi mi ha conosciuto sa che i tifosi sono stati sempre miei concittadini, li ho sempre ritenuti la mia gente. Cercherò di dare il meglio, di dare più di quanto ho dato finora, perché so che lo farò per la mia gente, per la mia tifoseria e per la mia proprietà. Io lavoro per un obiettivo, al presidente ho detto di non darmi fretta, bisogna essere onesti e sinceri con i tifosi. Non mi piace promettere l'irrealizzabile, ma il mio obiettivo è questo: darò tutte le mie forze per lasciare un Lecce come e dove l'ho lasciato nel 2005". IL PATRIMONIO TECNICO - "L'ultima volta mi presentai con una squadra retrocessa, proprio come avvenuto adesso. Appena arrivato dissi che non ero un tagliateste, sono uno che quando arriva vuole rendersi conto di quello che c'è. Quando arrivai la prima volta ripartii con Sonetti allenatore della prima squadra e Cannito responsabile del settore giovanile che erano retrocessi. Sono uno a cui piace valutare la situazione e poi prende le decisioni. Dal punto di vista del patrimonio tecnico, ci sono 10 giocatori quasi tutti titolari che erano in prestito. C'è tanto lavoro da fare ma è normale. Ho trovato però delle situazioni nelle quali posso andare a confrontarmi per dare continuità nel nostro nuovo ciclo e da queste situazioni cercheremo di ripartire. Il mio sforzo sarà orientato ad avere giocatori con un forte attaccamento alla maglia". ALLENATORE E D.S. - "Ho parlato con Liverani, come ho detto guardo quello che la società porta in dote. Le mie valutazioni personali sul mister sono molto positive e gliele ho esternate. Con lui ho parlato dei nostri rispettivi pregi, ci siamo confrontati, ho ascoltato e ho preso atto di quello che mi ha detto. Dobbiamo però ancora avere un confronto guardandoci negli occhi, come si fa fra persone che devono iniziare un percorso insieme. A me piace creare risorse non solo per quanto riguarda la parte dei calciatori, ma anche aiutando a formare allenatori e dirigenti, quindi voglio valorizzare quello che c'è già qui". I TIFOSI - "Ovunque ho lavorato, soprattutto a Lecce, ho avuto un rapporto stretto con quelli che considero miei tifosi. Da loro ho ricevuto dimostrazioni di affetto che riversavo andando a prendere giocatori che ci hanno portato in serie A e ci hanno condotto a grandi salvezze. Mi sono sempre sforzato per fare il meglio, non sempre mi è riuscito ma l'ho sempre fatto in buona federe. Io difendo i miei tifosi, quando vengono calpestati. tutto ciò che ho fatto l'ho fatto per amore dei miei tifosi, tenendo sempre conto delle esigenze della società. Sono sicuro che i miei tifosi non portano rancore nei miei riguardi. I tifosi, i ragazzi della Curva, sanno che ho sempre agito con amore per la squadra, se si sono risentiti per qualcosa lo accetto, ma io ho sempre dato il cuore per la maglia giallorossa". I GIOVANI - "Le mie squadre hanno sempre tenuto conto dell'esperienza. I giovani vanno fatti crescere creando un mix con i più esperti. Per me la qualità non ha età, e questo è un discorso che vale in qualsiasi categoria. Personalmente, dal punto di vista dirigenziale, devo tanto a Mimmo Cataldo, lui aveva visto qualcosa in me e ha fatto quello che un giorno farò io un giorno con qualcun altro. Il calcio attuale è diverso rispetto al passato. Prima era impensabile che un ragazzo del territorio andasse via, perché non c'era lo scouting e i mezzi che ci sono adesso. Nell'ultimo ciclo riuscimmo a fare qualcosa di straordinario. Portammo in prima squadra ragazzi bravi del nostro territorio e fummo abili anche a guardare lontano. Oggi dobbiamo fare degli sforzi importanti. Io penso che lavorando di qualità qualcosa di importante riusciremo a farla". LA PROGRAMMAZIONE - "La parola chiave è patrimonializzazione. Vuol dire trasformare in termini economici il patrimonio tecnico che si ha in un determinato momento. Questa è l'idea nostra come società, patrimonializzare l'aspetto tecnico sia in prima squadra che nel settore giovanile. Quando ho lasciato Lecce nel 2005 c'erano 7 giocatori del settore giovanile che giocavano in serie A. Per fare questo ci vuole tempo e non si può illudere la gente". LA SQUADRA - "Uno cerca sempre di trattenere il meglio di quello che c'è ma i matrimoni vanno fatti in due. Non voglio gente che resti controvoglia, voglio gente che vuole sentirsi addosso il colore giallorosso. Quello che trasmetterò a chi c'è o a chi arriverà sarà l'attaccamento a questi colori".
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