Filip Marchwinski: che ne sarà di lui?

Il centrocampista polacco ha deluso alla sua prima stagione in Serie A. Adesso bisogna capire quale sarà il suo futuro
Non è mai facile per uno straniero riuscire a far bene in Serie A, soprattutto alla prima stagione. I giocatori sono persone e dunque tutti diversi, non basta avere talento per riuscire a farsi apprezzare dal grande pubblico.
La capacità di adattamento, allo stile di vita e di gioco di un altro Paese, incidono molto sul rendimento di un calciatore. Senza contare poi la vita privata e quella con l'ambiente in cui è chiamato a giocare.
Insomma il complesso di situazioni che regolano la vita di un atleta, possono influire nettamente su quella che poi sarà la stagione che è chiamato a disputare.
Evidentemente ha girato tutto per il verso sbagliato per Filip Marchwinski che pure era arrivato nel Salento con buoni propositi e un bagaglio di “raccomandazioni”. Come quella di Lele Adani che qualche anno prima lo aveva adocchiato in una partita nella quale era chiamato al commento e lo aveva colpito al punto da suggerirlo a qualche club italiano. Oppure come le voci di mercato che lo avevano visto vicino al Torino di Cairo qualche mese prima. O il fatto di essere stato eletto come il miglior giovane del campionato polacco.
Insomma una carrellata di buone intenzioni finite però male. Molto male. E poi il terribile infortunio che ha messo la parola fine ad una stagione che non è mai decollata.
Cosa farà il Lecce con Filip Marcwhinski
In questo momento non vorremmo essere al posto di Pantaleo Corvino: il maggiore investimento, in termini di credibilità e denaro, è sulla graticola. Il responsabile dell'area tecnica dovrà quindi capire se il centrocampista polacco ha nelle gambe (e nella testa) la possibilità di giocare in Serie A oppure se sarà costretto a bocciare la sua stessa idea.
Nel primo caso, sarebbe una sorta di Pierotti bis, cioé quel calciatore che ha sfruttato la prima stagione per ambientarsi e prendere confidenza con i ritmi di gioco del calcio italiano. Nel secondo caso, la bocciatura del fantasista varrebbe come una specie di ammissione di colpevolezza da parte di Corvino e darebbe una risposta implicita a chi avrebbe voluto che il dirigente di Vernole si auto accusasse di aver sbagliato qualcosa sul mercato.