Ex arbitro rivela: "Dopo una partita sono dovuto uscire sotto scorta"

Le parole al Corriere della Sera
Uno dei temi principali quando si parla di calcio italiano è il rapporto tra le squadre e la classe arbitrale, spesso caratterizzato da tensioni e conflitti. Questo problema è particolarmente evidente nelle categorie minori, dove gli arbitri — per lo più giovani, con un'età appena superiore ai 25 anni — sono frequentemente vittime di comportamenti violenti da parte di calciatori o dirigenti, solitamente molto più adulti.
Di questi episodi e della sua nuova vita da dirigente arbitrale ha parlato l’ex arbitro internazionale Daniele Orsato in un’intervista al Corriere della Sera. Queste le sue dichiarazioni, riportate anche dal sito di Fanpage.
Un ricordo sulle partite arbitrate in passato nelle categorie minori
In passato ho visto violenze di tutti i tipi. Ogni settimana mi capitava di incontrare arbitri che erano stati vittime di giocatori o dirigenti di società che li avevano aggrediti negli spogliatoi o di tifosi che li avevano aspettati fuori dallo stadio e tutto questo ancora oggi non riesco a digerirlo, quanta rabbia e quanta tristezza ascoltare i racconti di quei colleghi, provavo quasi un senso di impotenza
Le differenze con la Serie A
In serie A la contestazione del tifoso verso l’arbitro si è alleggerita, lo strumento attenua la rabbia. Diciamo che la vita è migliorata, c’è meno astio
Nelle categorie inferiori l’ arbitro è un uomo solo e di questo dovrebbero tener conto tutti. Le parole nei campi di periferia sono macigni, le decisioni non sono facili. In quei campetti le offese verso un arbitro hanno un peso molto maggiore di quello che accade in serie A
La nuova vita da dirigente nel mondo arbitrale
Agli arbitri insegno tre cose: che l’esperienza sul campo ti aiuta a prendere decisioni; che bisogna assumersi delle responsabilità ed oggi molti ragazzi sfuggono da questo aspetto e che c’è anche la possibilità di divertirsi e questo arriva dalle soddisfazioni
Nel fine settimana ne seguo in presenza due o tre, altre quattro o cinque le vedo in TV. Poi parlo con gli arbitri, mi confronto con loro sugli obiettivi, sulle cose da migliorare e anche sui loro punti di forza, partecipo ai vari raduni e ogni giorno a distanza mi confronto con un arbitro per rivedere episodi e valutarli
Il momento più difficile della sua carriera
Il momento più difficile è stato quando, dopo una partita, mi è stata assegnata una scorta. Sette giorni di sorveglianza per me e la mia famiglia. Un arbitro sa di dover affrontare contestazioni, fa parte del gioco, ma quella volta era diverso: non ero solo io al centro della tempesta, c’erano di mezzo mia moglie e i miei due bambini piccoli