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Come tutti i grandi tormentoni è nato d’estate, ad inizio estate, durante una conferenza stampa di quelle che il presidente Saverio Sticchi Damiani rilascia abitualmente per chiarire le situazioni complicate e spegnere le polemiche.

“Quest’anno proveremo ad alzare l’asticella”. Tutto nasce da qui, da questa affermazione che aveva come unico intento quello di spiegare che nella stagione a venire la società avrebbe impiegato maggiori risorse economiche, finalmente a disposizione del club, per competere sempre di più con le dirette concorrenti. 

In effetti, il Lecce lo scorso anno ha alzato il monte ingaggi complessivo e compiuto investimenti più importanti rispetto alle stagioni precedenti, l’acquisto di Marchwinski su tutti. La società di Via Costadura ha commesso anche diversi errori e siamo certi che, si potesse tornare indietro, cambierebbe alcune scelte ma con il senno di poi è sempre facile giudicare. Oltre al fatto che, nonostante critiche e mugugni, il club giallorosso ha comunque raggiunto il suo obiettivo ed ora può sedersi ad analizzare quanto accaduto con maggiore serenità, in una situazione di calma e soddisfazione per il risulto ottenuto.

Maledetta asticella 

Alzare l’asticella”, questo slogan tanto ripetuto nel corso di questo infinito campionato è stato compreso dalla maggior parte dei tifosi. Una minoranza, però, la minoranza rumorosa, ha costruito un castello su questa espressione, diventata la madre delle critiche e degli attacchi rivolti alla società. Probabilmente questi tifosi hanno pensato che, dopo una salvezza ottenuta con due giornate d’anticipo nella scorsa Serie A, quest’anno il Lecce avrebbe lottato per la parte sinistra della classifica, per il decimo posto, per una posizione tranquilla ed indolore. Sicuramente chi ha partorito certi pensieri non ha una concezione chiara della realtà, del territorio nel quale il Lecce si esprime, delle difficoltà che la società incontra nell’affrontare un campionato pieno zeppo di società straniere con capitali infiniti e situazioni debitorie preoccupanti. 

Quanto detto, in realtà, sempre secondo la minoranza rumorosa che conosciamo bene perché anche noi figli di questa terra, rappresenta una scusa, l’alibi perfetto per non investire o piangersi addosso. Noi, invece, crediamo che sia motivo di vanto, d’orgoglio, di ammirazione verso chi ogni anno dimostra all’Italia del pallone che si può affrontare la Serie A senza enormi capitali ma con enormi idee, competenze, capacità. 

sticchi damiani

Un nuovo tormentone in arrivo 

Dopo la conferenza stampa di ieri è nata subito una nuova polemica. Un altro tormentone estivo che ci accompagnerà fino al prossimo successo del Lecce. Saverio Sticchi Damiani ha voluto lanciare quasi una provocazione ma la minoranza rumorosa, sempre lei, purtroppo non l’ha colta. Il presidente si è lasciato andare ad un “chi vuole l’Europa League il prossimo anno non faccia l’abbonamento”. Un messaggio chiaro, superfluo da spiegare a chi vive la realtà Lecce e sa cosa significhi fare calcio a queste latitudini. Una riflessione verso i tifosi, chiamati a vivere un’altra stagione accanto alla squadra, un altro campionato che non sarà di certo una passeggiata ma un’altra annata in Serie A, a combattere per preservare una categoria che sta permettendo al Lecce di crescere ed al Salento tutto di splendere nel panorama calcistico nazionale ed internazionale. 

C’è chi parla di sogni, di voglia di sognare, di incapacità di farlo con alla guida questa società. La consapevolezza della propria dimensione però non è lontana parente dei sogni. Anzi, le due cose possono esistere e coesistere insieme. Il Lecce ha già scritto la storia e non si fermerà. Continuerà a farlo per la maggioranza che tifa davvero e fa poco baccano. Agli altri restano le polemiche e l’incapacità di godersi gli anni migliori della storia del Lecce. Peccato.

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