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Quali aspetti del suo gioco pensi debbano ancora essere migliorati?

A dire la verità, non ho ancora guardato neanche una partita da professionista di Owen. È ancora un tema doloroso per me: ho dovuto lasciare il mio primo lavoro da sogno perché il club voleva fare tagli qua e là con la scusa di “risparmiare”, togliendo anche il mio stipendio minimo che, durante la pandemia, era comunque coperto al 100% dallo Stato. Mi ritengo una persona molto attenta ai dettagli, ma questa proprio non l’avevo prevista.

Ci sono stagioni, da allenatore, in cui sai già che sarà una fatica. Quella stagione avrebbe dovuto portare almeno il doppio dei professionisti che poi sono effettivamente emersi (4-5). Non lo dimenticherò, né lo perdonerò. Il successo di Owen è una magra ma autentica ricompensa: una dimostrazione che, nonostante tutto, il lavoro è stato fatto nel modo giusto.

Questa è anche la realtà vissuta dai ragazzi nati nel 2001, 2002 e 2003: si sono ritrovati con due periodi in cui non hanno potuto giocare per via dei lockdown. E quando il calcio è ripartito, molti erano ormai “troppo vecchi” per la squadra B, oppure venivano considerati “giocatori per il futuro”... ma sempre troppo tardi.

Col senno di poi, possiamo dire che i “calciatori della pandemia”, o meglio, quelli che non sono potuti diventarlo, sono un fenomeno reale: Owen è riuscito a venirne fuori. Essere finito in un club che ha fatto acquisti intelligenti e che è allenato da un tecnico e formatore come Eusebio Di Francesco è sicuramente una svolta positiva.

Io però ho continuato a seguire Owen tramite piattaforme di dati e statistiche.
Nessuno può restare indifferente vedendo un suo ex giocatore ai vertici in voci statistiche come “dribbling subiti da difensori” o “percentuale di passaggi progressivi”. Owen è stato il migliore in Europa tra i difensori centrali under 24 (Top 5 campionati + Ligue 2 + Championship), con il 10% dei suoi passaggi classificati come “progressivi”. Sapevo che era forte, ma... wow!

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È alto, ha un buon salto, e ha giocato da titolare per un’intera stagione in Ligue 2, un campionato che ha meno visibilità della Ligue 1, ma che è una delle seconde divisioni più impegnative d’Europa (insieme alla Championship inglese). Non a caso, giocatori come Maxence Lacroix, Ibrahima Konaté o Oumar Solet, che hanno debuttato in Ligue 2 a 17 anni, si sono poi confermati a grandi livelli nei club successivi.

I numeri suggeriscono che uno dei margini di miglioramento di Owen sia il gioco aereo: vince tra 1 e 2 duelli aerei a partita con una percentuale di successo del 55%. Non è una tragedia, ma i centrali forti si aggirano sul 60-65% (circa 2 su 3).
Ha anche segnato qualche gol quest’anno, grazie alla sua prontezza nell’area piccola sui calci piazzati. Ricordo che dentro l’area aveva un senso del gol assurdo: tirava di collo pieno e la palla finiva sempre sotto la traversa, con effetto a rientrare.

Molti calciatori professionisti hanno un passato da attaccanti: vuol dire che hanno un bagaglio tecnico più ricco di quanto sembri, e segneranno anche da adulti qualche gol simile a quelli fatti a raffica da ragazzi. Il pubblico magari si sorprenderà, ma chi li ha visti da giovani sa benissimo cosa possono fare.

A chi lo paragonerebbe

Direi che Owen sfugge a due delle categorie comuni: la prima è quella dell’esterno offensivo trasformato in terzino perché “non ha abbastanza finalizzazione”, ma che poi non sa nemmeno difendere: Owen invece sa attaccare molto bene, è un difensore 1 contro 1 incredibile, e ora anche i numeri lo dimostrano.

La seconda categoria da cui si distingue è quella del limbo tra difensore centrale e terzino destro, molto popolata in Francia: giocatori come Jules Koundé, Brandon Soppy o Pierre Kalulu, che sono un po’ troppo piccoli per giocare centrali, ma non hanno nemmeno la finezza tecnica o la meccanica di corsa necessaria per rendere davvero da terzini.

Secondo me, Owen è un esterno a tutta fascia completo, perché può rientrare da destra per calciare, oppure andare sul fondo e crossare con cambi di ritmo, finte e stop. Nel profondo, è ancora lì che lo utilizzerei e lo farei crescere.

Giocando da centrale si valorizza la sua capacità di “rompere le linee” coi passaggi (una qualità che ha, e che nel suo contesto di squadra, che giocava spesso in verticale, faceva la differenza), ma anche la tecnica e l’esplosività mi ricordano Benoît Badiashile.

Quanto a Owen, sinceramente non mi viene in mente nessun giocatore che gli somigli. E lo dice uno che ha assistito a oltre 100 partite dal vivo in Inghilterra (soprattutto U21), oltre ad aver seguito AFCON, Mondiali, competizioni CONMEBOL U17/U20 e campionati di alto livello. Il suo profilo è davvero particolare e molto interessante.

Il mio approccio, in generale, è quello di non mettere mai un tetto al potenziale dei giocatori. Spero davvero che sfrutti al massimo la piattaforma che il Lecce e la Serie A gli stanno offrendo, e sono molto curioso di vedere cosa diranno tifosi ed esperti. Sicuramente seguirò le sue partite quest'anno.

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