Sébastien Chapuis: "Vi racconto tutto su Kouassi"

L'intervista di PianetaLecce a Sébastien Chapuis, ex allenatore del nuovo acquisto dei giallorossi durante il periodo delle giovanili
I punti di forza di Christ-Owen Kouassi
Non potrei essere più positivo su Owen. Ho 15 anni di esperienza da allenatore, in ogni fascia d’età e a ogni livello, con un buon record nel far emergere giocatori dal calcio di base fino al professionismo e alle nazionali. Non tanto per avergli insegnato a calciare un pallone (forse qualcosa hanno imparato), ma soprattutto per aver creato l’opportunità, nonostante le difficoltà, e per aver fornito feedback.
Il numero di giocatori che considero brave persone oltre che bravi calciatori è inferiore a 10, e Owen è uno di loro. Un ragazzo estremamente brillante e intelligente (alcuni lo definirebbero un “cervellone” da matematica), trasmetteva la stessa fiducia assertiva sia dentro che fuori dal campo, dedicando la stessa energia agli allenamenti quanto allo studio tra una sessione e l’altra. Impegnato, educato e rispettoso, aveva anche quello sguardo curioso e la sicurezza di mettere in discussione ciò che non gli tornava. In un certo senso, era perfettamente compatibile con il mio stile di gestione e interazione con i giocatori: lui metteva me alla prova, e io facevo lo stesso con lui.
Anche per gli standard del calcio giovanile, Owen era un “unicorno”, unico nel suo genere: a 17 anni, proveniente dal calcio dilettantistico (con soli due allenamenti a settimana), si allenava 5 volte a settimana con ragazzi che avevano già almeno una stagione nel campionato nazionale alle spalle. Owen aveva un’abilità tecnica sfacciata nel tirare come un professionista, sia nelle porticine che nelle porte regolamentari, con conclusioni pulite che finivano dritte in rete.
Era eccezionale nel risolvere situazioni in spazi stretti, nel cambiare direzione mentre portava palla ad alta velocità, nei passaggi tesi che rompevano le linee difensive. Poteva saltare l’uomo sia all’interno che all’esterno, con finte di spalla da lasciare a bocca aperta e un’accelerazione devastante nei primi metri. I suoi cross tagliati e tesi erano così precisi e potenti da far segnare anche uno sgabello: passavano esattamente tra portiere e difensori.
Un altro aspetto che ho notato subito è che nessuno riusciva a superarlo nell’uno contro uno. Non lasciava spazio per tunnel, e avevo in squadra anche dribblatori eccezionali. Dembo Sylla, ad esempio, suo compagno e avversario in allenamento, nel 2023-24 ha registrato 2.2 dribbling riusciti a partita da terzino destro in Ligue 2. Owen contrastava come un camaleonte, allungandosi per rubare il pallone che gli restava incollato al piede: è l’unico modo in cui riesco a descriverlo. È una cosa che si vede solo ad altissimo livello, perché non si può davvero insegnare.
Aveva anche un lungo fallo laterale potentissimo. E fisicamente era agile, rapido nei cambi di direzione, e sembrava sempre più alto (e più lungo) di quanto fosse realmente.Dopo ogni allenamento mi ritrovavo a chiedermi se fosse meglio come attaccante o come difensore, perché ogni volta tirava fuori una serie di giocate che mettevano in discussione ciò che avevo pensato nella sessione precedente.

L'intuizione di renderlo braccetto di destra
È l’unico caso in cui mi prendo un minimo di merito: il 99,9% va a Owen. Lui arrivò come esterno offensivo (probabilmente in un 4-4-2 visto a livello amatoriale). Poiché i nostri esterni erano molto forti offensivamente, lo schierai come esterno a tutta fascia a destra.
Tuttavia, dopo una sessione di allenamento, gli dissi che a lungo termine lo vedevo come braccetto destro in una difesa a tre, perché da lì avrebbe potuto esprimere al meglio i suoi passaggi filtranti da 20 metri. All’inizio ci mise un po’ a digerire l’idea.
Il tempo ha dimostrato che o avevo ragione io, oppure gli allenatori con licenza UEFA Pro che hanno guidato questi giocatori in seguito hanno pensato esattamente come me. Sono davvero curioso di vedere cosa penserà Eusebio Di Francesco delle sue qualità.
Si potrà adattare al nuovo contesto?
Il fatto che Owen abbia un passato da esterno offensivo, esterno a tutta fascia e braccetto lo aiuterà a leggere bene le situazioni in campo. È molto intelligente, ma senza essere uno che rimugina troppo (un’altra cosa che lo distingue).
Ho allenato giovani eccellenti, ma non sempre questi diventano buoni calciatori. Alcuni cercano di spiegarti come dovrebbe essere fatto tutto, o pensano troppo in un ambiente in cui, invece, serve intelligenza calcistica applicata (risoluzione dei problemi e creatività, non teoria verbale). Owen non si è mai atteggiato a più intelligente degli altri (anche se probabilmente lo è), teneva la testa bassa, lavorava, e soprattutto sapeva ascoltare e accogliere i feedback.