Il Cagliari diventa americano: il Lecce di Sticchi è sempre più un'anomalia
Nella giornata di ieri è stato ufficializzato il passaggio di una parte delle quote del club ad un fondo americano
Un’altra società italiana di Serie A passa sotto controllo straniero. Il Cagliari ha infatti annunciato tramite i propri canali ufficiali la vendita del 40% delle proprie quote a un fondo statunitense. La gestione operativa del club resterà comunque affidata al presidente Tommaso Giulini, almeno per ora.
L'annuncio del Cagliari Calcio
Cagliari Calcio è lieto di comunicare la firma di un accordo che prevede l’ingresso nel capitale sociale della società di un gruppo di investitori americani facenti riferimento a Maurizio Fiori, sardo di origine e amministratore delegato di Praxis Capital Management, finalizzato all’acquisizione di una partecipazione di minoranza qualificata.
Le parole di Tommaso Giulini e Maurizio Fiori
“Accogliere Maurizio e il suo gruppo di investitori rafforza i nostri piani futuri e conferma il potenziale globale del nostro club. La loro visione, unita all’esperienza e al rispetto per le nostre tradizioni, li rende partner ideali per costruire insieme il Cagliari del futuro”, ha affermato Tommaso Giulini.
“Da sardo che è cresciuto andando allo stadio a ogni partita insieme a mio nonno, è per me un onore poter affiancare Tommaso nella custodia di questa istituzione così amata e contribuire a scrivere il prossimo capitolo della sua storia”, ha dichiarato invece Maurizio Fiori.
Proprietà straniere in Serie A
L’era dei grandi patron in Italia sembra definitivamente alle spalle: niente più Sensi, Moratti o Agnelli, niente più mecenati pronti a sostenere il calcio con investimenti personali. Il tempo delle storiche famiglie si è esaurito e il panorama calcistico nazionale ha ormai imparato a parlare lingue diverse, quelle dei fondi. Il Cagliari rappresenta solo l’ultimo esempio di una lunga serie di club che hanno imboccato questa nuova direzione.
In Serie A, i club di proprietà straniera sono attualmente Roma, Parma, Milan, Inter, Verona, Como, Bologna, Genoa, Pisa, Fiorentina e Atalanta e, ovviamente, Cagliari. Insomma, 12 squadre su 20 sono straniere e solo poche squadre resistono all'avvento dei fondi stranieri. In B, invece, ci sono Palermo e Monza, ma anche la C non è esente da questa ondata di investitori stranieri: il Catania, ad esempio, è dell'investitore italo-australiano Rosario Pelligra.
Fondi e proprietà straniere non è sinonimo di garanzia
Proprio il Palermo ed il Catania sono un esempio di come non sempre le proprietà estere siano sinonimo di risultati sportivi. Anche la Fiorentina italo-americana non se la passa bene, mentre la Roma, prima dell'insediamento della coppia Ranieri-Gasperini, ha collezionato molti fallimenti nonostante i notevoli sforzi economici. Ci sono poi esempi più positivi, come Atalanta e Bologna, attualmente due delle realtà del calcio italiano meglio gestite a livello economico e di risultati sportivi. Poi, c'è anche il Como, in A da due anni e con già oltre 100 milioni spesi sul mercato. Una squadra che sta facendo sognare i propri tifosi rappresentando la società più ricca della massima serie.

Lecce tra le poche anomalie
Il Lecce è uno dei pochi club rimasti autenticamente italiani, anzi, salentini. In una Serie A sempre più globalizzata, la società giallorossa rappresenta una preziosa eccezione: una realtà periferica, nel tacco d’Italia, capace di attirare l’attenzione per il suo modello virtuoso. In realtà, una piccolissima parte delle quote del Lecce è detenuto da un imprenditore indonesiano: ricordate Alvin Sariaatmadja? Ma la maggioranza è detenuta da Sticchi Damiani e dalla cordata di imprenditori salentini.
Il Lecce dimostra infatti che un calcio sostenibile non solo è possibile, ma oggi è persino necessario. Un club profondamente radicato nel territorio, un’anomalia già di per sé, che riesce però anche a ottenere risultati sportivi coniugandoli con una solidità economica invidiabile.





