Falcone e quel rimbrotto a Camarda: "Ho esagerato, mi ha chiesto..."
Il portiere giallorosso si è raccontato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport
Wladimiro Falcone, capitano e sempre presente del Lecce in queste ultime stagioni, si è raccontato in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport.
Come mi sentirei da riserva
Eh, sono sincero: mi girerebbero un po’. Però per fortuna con Christian (Früchtl, il secondo portiere ndr) ho un bellissimo rapporto. Lui è un ragazzo intelligente, è pure molto bravo, quando ha giocato in Coppa Italia lo ha dimostrato. Io spero con tutto il cuore di salvarmi il prima possibile, poi magari le ultime partite gliele farei fare a lui perché si merita di giocare in Serie A.
Sfida alla Lazio
Sì e l’ultima volta, lo scorso maggio, diciamo che i tifosi biancocelesti me l’hanno fatto notare, per me non c’era proprio un’atmosfera amichevole e ci sta. Per noi era la partita della vita, vincendoci siamo salvati facendo una grandissima impresa.
L'origine del nome Wladimiro
Pure mio nonno si chiamava Wladimiro e dare a me il suo nome è stato uno dei suoi ultimi desideri perché poi quando sono nato io, lui già stava male e dopo neanche un anno è morto. Mia mamma accettò e gli fece questo regalo.

Capitano del Lecce
Quando entro nello spogliatoio e guardo la fascia è come se tutte le tensioni svanissero: devo dare tranquillità e ottimismo alla squadra. Avevo già fatto il capitano lo scorso anno alla prima giornata: purtroppo era appena morta mia mamma e Baschirotto mi lasciò la fascia.
Rimprovero a Camarda
Lui è giovane, ci può stare che possa fare uno sbaglio di quel genere: ha perso una brutta palla nel finale rischiando di vanificare il lavoro di tutti. Sono cose che succedono. Io ho esagerato, avrei dovuto dirglielo in un’altra maniera ma in quel momento, con la tensione addosso, sono “esploso”. Poi ci siamo chiariti. Lui ha ammesso l’errore, però mi ha chiesto la prossima volta di non fare quelle scenate davanti a tutti. Francesco ha capito, io gli ho chiesto scusa per le modalità. Tutto a posto, è finita lì.
Dubbi sulla sua carriera
C’è stato un periodo in cui ho fatto sei mesi a Livorno, in Serie C, dove non giocavo mai, poi sono tornato alla Sampdoria a fare il terzo e ancora altri sei mesi a Bassano: pure lì zero presenze. In pratica ho fatto un anno e mezzo senza giocare e qualche domanda me la sono fatta. Però vedevo che in allenamento ero al livello dei compagni e ho aspettato l’occasione giusta.






