I rimpianti di Pasquato: "Andando al Lecce mi sono buttato dal treno della vita"

Le parole dell'ex trequartista del Lecce e della Juventus durante il Podcast di Centrocampo
Adesso ha 36 anni e gioca nel Campodarsego, eppure c’è stato un periodo, nemmeno tanto breve, durante il quale Cristian Pasquato è stato considerato il nuovo Alessandro Del Piero ed in cui si pensava che la 10 di Pinturicchio potesse essere ereditata proprio da lui. Il suo modo di battere le punizioni e di sgusciare via tra le maglie della difesa avversaria gli ha permesso di impressionare tutti, a tal punto da scomodare un paragone con un campione del genere. Dopo tutta la trafila nelle selezioni giovanili e l'esordio in prima squadra, però, non è andata come tutti si aspettavano.
La scelta di giocare nel Lecce
L’ex trequartista anche del Lecce ha parlato della sua avventura nel Salento al podcast di Centrocampo, raccontando come quella decisione abbia svoltato la sua carriera, a suo parere in modo assolutamente negativo. Quella squadra era piena di giovani e guidata da un inesperto Eusebio Di Francesco. Pasquato ha disputato solo 11 gare senza mai incidere davvero. Era l'estate del 2011 e con il senno di poi avrebbe potuto prendere una decisione differente per la sua giovane carriera:
Arrivarono Estigarribia, Elia e Giaccherini, poi c’erano già Krasic e Pepe. Rimanere alla Juventus sarebbe servito come palestra di calcio, forse sarebbe stato il contrario per permettermi di allenarmi forte e a gennaio sarebbe stato un prestito diverso.
Fu tutto naturale successe nelle ultime ore. Io scelsi all’ultimo, fu una cosa veloce Lasciare la Juventus non fu facile ma a quell’età lì non mi rendevo conto di quello che lasciavo. A Lecce ho fatto 10 partite, 2 da titolare. L’ambiente era diverso, ci si deve salvare e ci sono altre dinamiche.

Il treno della vita perso per sempre
Probabilmente avrebbe dovuto decidere di rimanere per sfruttare al massimo il lavoro dello staff bianconero e crescere ancora al fianco di campioni incredibili:
Non sono più tornato alla Juventus, solo una comproprietà con l’Udinese e poi prestiti, mi allenavo coi fuori rosa. Non facevo parte dei piani della società, solo un anno lo feci e poi andai al Legia Varsavia. Dovevamo fare una tournée in Messico e poi non si fece nulla. La Juve mi riaccoglieva ma senza essere nei piani della prima squadra. Diciamo che andando al Lecce mi sono buttato dal treno della vita, che passa mezza volta nella carriera di ogni calciatore.







