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E' dall'inizio di campionato che la piazza è divisa sul valore di Nikola Stulic, nuovo attaccante centrale del Lecce.

Per adesso la punta serba non ha ancora timbrato il cartellino; siamo appena alla settima giornata di campionato, lui è alla prima stagione in serie A, un campionato nuovo, difficile e lo gioca in una squadra che lotta per non retrocedere.

Siamo abituati a guadare i fatti, quello che vediamo e non ciò che vorremmo vedere: chi scrive vorrebbe che il centravanti del Lecce segnasse sempre e che aiutasse i compagni a vincere le partite ma questo non ci impedisce di fare una valutazione onesta, seppur parziale del calciatore.

Partiamo da un assunto, ci sono più modi per poter parlare o definire un attaccante centrale per semplicità ne valutiamo tre: uno - se segna è forte, se non segna è scarso (questo è il più semplicistico); due - il rendimento nell'arco delle partite e l'utilità che il suo apporto rende alla squadra; tre - è utile nell'economia della manovra offensiva e segna anche (gli attaccanti che riescono sempre a fare entrambe le cose si contano sulle dita di due mani, nel mondo).

Partiamo dalla prima ipotesi: non è detto che l'attaccante che segna sia automaticamente forte perchè bisogna vedere quante occasioni da gol gli sono capitate nella singola partita oppure nel corso del campionato. Se ad una punta centrale capitano sette/otto palle gol a partita ma ne segna soltanto una è vero che il suo nome compare nel tabellino, ma probabilmente non è così forte; di contro se gli capitano due/tre occasioni e una riesce a metterla dentro, ogni volta, è molto più forte.

La seconda ipotesi è quella che l'attaccante non segni, così come sta accadendo in questo periodo a Stulic ma non tiene conto dell'utilità e del lavoro che sta svolgendo. La punta centrale in una piccola squadra come il Lecce è costretta a giocare sempre spalle alla porta, solitamente stretta nella morsa di due difensori centrali, uno che si pone d'anticipo e l'altro pronto ad intervenire in seconda battuta; il compito principale della punta, soprattutto nel sistema di gioco adottato dal Lecce, è quello di fare salire i compagni di squadra, tenere quanti più palloni possibile per il tempo necessario per poi ripulirli e smistarli, fare a spallate con gli avversari ed in un secondo momento buttarsi in area di rigore nella speranza che arrivi dalle sue parti un pallone giocabile. Diciamo che la mole di lavoro è massacrante e se non salgono i compagni per creare sbocchi così da permettere che venga allentata la morsa sulla punta, il riuscire a liberarsi al tiro è utopia. In effetti, a memoria, non si ricordano occasioni da rete nitide sbagliate da Stulic in queste prime sette partite, ma il lavoro a sostegno della squadra lo fa e riesce a farlo anche dignitosamente.

La terza ipotesi, se si realizzasse, sarebbe la panacea di tutti i mali del Lecce (e di qualunque altra formazione): la punta che aiuta i compagni e che segna ogni pallone che tocca, o almeno uno si e l'altro no. Beh, nel Lecce in serie A sono stati davvero pochi gli attaccanti che nel corso degli anni sono riusciti a unire i due aspetti (lavoro in aiuto della squadra e tanti gol) ma anche a festeggiare la salvezza della compagine alla fine del campionato.

krstovic gallo

Il paragone che in questo periodo si richiama spesso infatti è proprio quello con Krstovic, ora passato all'Atalanta, autore di diciotto gol in due stagioni con la maglia giallorossa. Le caratteristiche dell'ex Lecce ormai le conosciamo bene, è una prima punta atipica, generosa, costantemente alla ricerca del tiro, può giocare anche più lontano dall'area di rigore, ha corsa e resistenza. Nikola Stulic, da quello che abbiamo potuto capire, è diverso e non vuol dire che sia da meno: è forte fisicamente, più tecnico, riesce a tenere alle spalle il marcatore e a smistare di prima; forse non ha la resistenza di Krstovic ma è generoso, non tira continuamente ma aiuta i compagni e sa muoversi in area. Per valutarlo correttamente avremmo bisogno di più partite, almeno di vedere qualche pallone interessante da spedire in fondo alla rete, per adesso l'unica occasione che ci resta in memoria, forse perchè appena capitata contro il Sassuolo, è il tiro di sinistro, cioè col piede debole che si è procurato da solo e finita fuori di un soffio. Troppo poco.

Alla resa dei conti bisogna avere pazienza, Di Francesco sembra aver trovato la quadratura del cerchio nella fase di non possesso ed è al lavoro per cercare di ottimizzare la fase offensiva, quando ci riuscirà siamo certi che ne trarrà benefici anche Stulic il quale si sta ambientando, per lui è tutto nuovo, ma ci sta mettendo grande impegno. Diamogli tempo.

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