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Se si rende conto di quanto questo significhi per i tifosi di Curicó Unido e su quanto orgoglio ci sia in città per quello che sta vivendo

Sì, io sono molto grato a Dio e poi ai tifosi, che ci sostengono sempre in ogni partita. Quest’anno non si è potuto giocare a La Granja, ma i tifosi sono sempre stati ovunque. Il loro sostegno è incondizionato, e noi giovani lo sentiamo davvero tanto. Voglio lasciare un messaggio, cioè che tutto è possibile. Facendo le cose nel modo giusto, con perseveranza e soprattutto amando la maglia, perché quando è così tutto diventa più facile.

I ricordi delle prime partite con la prima squadra

Ovviamente uno sogna sempre di arrivare a questo livello, ma è molto difficile. Ricordo i miei primi allenamenti a 15 o 16 anni, quando sono stato aggregato alla prima squadra. Anche se ci speravo, mi sembrava quasi impossibile arrivare dove sono oggi. Ma tutto sta nella mentalità.

L’anno scorso è stato molto buono per me e sono molto grato ai mister che mi hanno dato fiducia. Il professor Bozán per me è stato molto importante, ha lottato perché rimanessi in rosa. Nei primi incontri con la prima squadra ho sentito fiducia, perché lui e il gruppo me la trasmettevano. E così, per fortuna, tutto è diventato più facile.

Cosa direbbe ai ragazzi delle giovanili del Curicó Unido che lo vedono come un riferimento?

Direi di sognare in grande, di avere aspettative più alte, di puntare più in alto perché si può fare. Io sono molto credente e penso che tutto questo venga da Dio. Direi loro di perseverare, di allenarsi duramente, di imparare, e forse anche di lasciare da parte certe cose che non fanno bene. Alla fine, i frutti del lavoro arrivano sempre.

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