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Pantaleo Corvino , oggi Responsabile dell'Area Tecnica del Lecce ma con un trascorso nella Fiorentina , ha parlato a Radio Bruno delle vicende presenti e passate del club viola.

PROCURATORI - "Dopo la legge Bosman i procuratori hanno alterato gli equilibri del calcio perché prima i giocatori erano proprietà delle società, oggi subiscono molto la loro influenza e di conseguenza ne subiscono le società. Ma la situazione viene da lontano, si tratta solo di capire con quali procuratori lavorare di più o di meno, tenendo conto degli equilibri. Io vengo accusato di aver lavorato molto con Ramadani: a Lecce e Bologna mai ho avuto un suo giocatore, nella Fiorentina i sei-sette che ho preso hanno prodotto plusvalenze, anche se me ne ha proposti una trentina ho preso quelli che ritenevo io. Se non procurano danni i procuratori, va bene".

COMMISSO - "Ho parlato del primo ciclo, con anni belli poi ce ne sono stati tre in cui è stato fatto il possibile. Io lasciai a febbraio a quattro punti dall'Europa League e non tornai per stare vicino a mia madre poi morta. Il secondo ciclo è quello che rimpiango di più perché ho dato il meglio visto che non c'erano risorse, a differenza del primo. Ho ottenuto 60 punti nel primo anno, 58 nel secondo, poi nel terzo a dicembre eravamo vicini alla Champions con la squadra più giovane, erano anni in cui attraverso le idee si cercava di guardare al futuro. Un dirigente è un funzionario che deve fare con quello che ha, anche se comunque in 37-40 milioni di monte ingaggi. Poi ci sono state dichiarazioni di qualcuno che a marzo hanno portato a quello che è successo".

VLAHOVIC ALLA JUVENTUS - "Io rispondo a delle domande, un giornale di Torino mi chiedeva se le qualità di Vlahovic erano da titolare della Juve. Ho detto che l'età non conta e che può giocare ma io spero che possa rimanere alla Fiorentina anche se i direttori sportivi sono tenuti a sentire tutte le offerte e portarle alla proprietà che poi decidere se ascoltarle o meno. Ad esempio avevo una richiesta per un giocatore il cui procuratore spingeva per andare alla Roma, che mi chiese la valutazione ma ora si racconta il contrario".

NUOVA DIRIGENZA - "A meno che non parlino i muri, ognuno può raccontare quello che vuole. La storia dice che ero un ds di una proprietà che non c'era più e quindi era giusto che, nonostante un contratto di altri tre anni, non era giusto rimanere. Il fatto che lo abbia detto io, dal bilancio si può vedere che i tre anni di contratto non mi sono mai stati risarciti; ho preso una cifra lontana dai tre anni ma anche dai due. Ma era giusto che non rimanessi, per non mettere in difficoltà la nuova proprietà, che doveva essere libera di scegliere con un management scelto da lei. Poi non c'è stata più occasione".

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