Ufficiale: il "modello Lecce" viene adottato anche a Bari

Tutti i dettagli verranno svelati il 26 giugno
Da qualche anno, nel panorama calcistico italiano, si è affermato un modello gestionale che si discosta dai canoni tradizionali: è il cosiddetto “modello Lecce”. Una realtà virtuosa, costruita con pazienza e visione sotto la guida del presidente Saverio Sticchi Damiani. Il club salentino, infatti, è sostenuto da un gruppo di imprenditori locali che, con impegno e spirito di sacrificio, in un decennio hanno portato il Lecce a raggiungere traguardi rilevanti, mantenendo al contempo una gestione economica sana e trasparente.
I numeri parlano chiaro: la prossima sarà la quarta stagione consecutiva in Serie A – la quinta se si considera anche quella disputata nel 2019/20 – a cui si aggiungono due campionati di Serie B vinti, una promozione dalla Lega Pro e alcune delusioni, poche ma significative, come la retrocessione maturata all’ultima giornata nella stagione 2019/20 e la semifinale playoff persa contro il Venezia nel 2020/21. Un percorso fatto di crescita continua, basato su programmazione, attenzione ai conti e forte legame con il territorio.
Una proprietà locale in mezzo ai multimiliardari mondiali
Proprio questo legame rappresenta uno degli aspetti più sottolineati dal presidente Sticchi Damiani nelle sue conferenze stampa e interviste: il Lecce, a differenza di molte altre realtà del calcio italiano, è guidato da una proprietà profondamente radicata nel tessuto locale, che non può contare su ingenti capitali stranieri. Una condizione che rende la competizione ancora più ardua in un campionato dove, anno dopo anno, aumentano le società controllate da fondi internazionali e imprenditori multimiliardari.

L’ultima in ordine cronologico è il Pisa, neopromosso in Serie A e di proprietà di Alexander Knaster, magnate britannico con interessi che spaziano dalla finanza al calcio. A essere influenzate da investitori esteri, però, non sono soltanto le grandi come Milan, Inter e Roma: anche club come il Como, con uno degli uomini più ricchi del mondo al timone, ne sono esempio. Basti guardare la mappa dei presidenti in Serie A: oggi solo Udinese, Lazio, Lecce, Napoli, Cagliari, Torino, Atalanta, e più recentemente Sassuolo e Cremonese, sono in mano a proprietà italiane. Tra queste, il Lecce si distingue ulteriormente per l’identità territoriale del suo presidente, salentino doc.
Il modello Lecce arriva anche a Bari
Un modello, dunque, che comincia a fare scuola e che inizia a essere preso ad esempio anche da altre realtà. È il caso, ancora una volta, del Pisa, che per la sua prossima campagna abbonamenti intende adottare la medesima impostazione introdotta dal Lecce lo scorso anno: una distinzione tra vecchi abbonati e nuove sottoscrizioni, pensata come gesto concreto di riconoscenza verso i tifosi che sono rimasti vicini alla squadra anche dopo un’annata difficile come quella sotto la guida di Aquilani.
Ma il modello Lecce ha varcato anche i confini regionali, arrivando in Puglia, più precisamente a Bari. A seguirne l’esempio è la Libertis Bari, club che nella sua storia ha militato anche in Serie D e che per puntare alla risalita è stato recentemente acquisito da Massimo Vitti, imprenditore barese di base a Roma e grande tifoso del Bari, affiancato da altri investitori locali. L’obiettivo è ambizioso: rilanciare una squadra che rappresenta una parte importante della storia calcistica cittadina. Per conoscere nel dettaglio il piano societario, bisognerà attendere il 26 giugno, giorno in cui è prevista la conferenza stampa ufficiale di presentazione del nuovo progetto.