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Siamo arrivati al “dentro o fuori”, mancano appena tre partite alla fine di un campionato estenuante che purtroppo il Lecce non è riuscito ad interpretare così come avrebbe voluto e potuto.

Troppe le vicissitudini che hanno fatto da cornice a questo torneo, a cominciare dagli allenatori e per finire alla tragedia vera e propria con la perdita del caro Graziano Fiorita. Nel mezzo un cambio di guida tecnica, un nuovo allenatore motivato e successivamente in balia di se stesso e delle sue convinzioni che il campo ha bocciato, tanti infortunati ed un calendario che è sembrato fatto ad arte per penalizzare i salentini. Più volte ci siamo chiesti se questa Lega volesse il Lecce ancora in serie A e abbiamo dedotto, dopo tantissime piccole cose che non staremo qui ad elencare, che forse una squadra perfetta, in regola finanziariamente, che riesce ad ottenere plusvalenze importanti, che costruisce il suo centro sportivo nel profondo sud, non è che sia simpatica a chi investe milioni in questo mondo e poi piange lacrime amare perché li perde.

lecce gruppo

Lecce ancora artefice del proprio destino

Però c'è anche il calcio giocato, quel rettangolo verde che nonostante tutto vede i giallorossi ancora in possesso delle chiavi per aprire la porta della permanenza in serie A e della storia, senza dover guardare alle contendenti.

Siamo sempre stati certi che quest'organico, nel pieno delle sue capacità, sia in grado di affrontare chiunque ma soltanto mettendo in campo determinate caratteristiche, che pur possiede.

Non ne vogliamo fare una questione di sistemi di gioco e forse neanche di uomini, vogliamo parlarvi di identità, di atteggiamento, di impatto mentale.

Per un certo periodo del torneo il Lecce è sembrato in crescita, ci è parso che avesse queste qualità quando andava a vincere ad Empoli, a Parma oppure quando pareggiava in casa col Bologna regalando al portiere rossoblu la statuetta del migliore in campo. In quel periodo eravamo addirittura convinti, nonostante i risultati positivi, che questa squadra avesse ancora ampi margini di miglioramento; siamo stati spenti, smentiti, affossati dai fatti e dai risultati.

Ma perchè?

E' pur vero che un po' di torti arbitrali, decisioni scellerate, hanno contribuito quasi ad “aiutare” la squadra a non riprendersi nelle sue fasi “down”, ma è altrettanto vero che le scelte di Giampaolo, sia di uomini che di atteggiamento, hanno rovinato, pensiamo irrimediabilmente, l'identità di questa squadra.

La flemma con cui affronta alcune fasi delle partite, il compitino del passaggetto orizzontale o peggio all'indietro, questo voler arrivare nella metà campo avversaria attraverso una fitta rete di passaggi (mai riuscita) ha snaturato il modo di approcciarsi alle partite. A iniziare da Falcone, sono tutti fin troppo impegnati a non sbagliare l'appoggio di due metri al compagno piuttosto che rendersi pericolosi. Addio alla pressione alta, quella che ci faceva recuperare palla per poi lanciarci verso la porta avversaria con veemenza, addio alla verticalizzazione repentina che tanto ci portava al tiro nonostante i pochi gol, addio a quella furia agonistica che ci portava al fallo tattico, all'ammonizione e faceva intuire a noi che guardavamo la partita che la “fame” nei giocatori c'era ed anche tanta. Ora il Lecce abbassa i ritmi perchè impegnato a fare la scelta tecnica vincente e nello stesso tempo avvantaggia tutti gli avversari che hanno il tempo di prendere per bene i punti di riferimento per impedire qualsivoglia “giocata” ai giallorossi. Anzi, alla fine, è Falcone che è costretto a sparacchiare nella metà campo avversaria, spesso pressato dall'attaccante di turno, spedendo il pallone in una zona del campo nella quale Krstovic da solo dovrebbe intercettare, difendersi dal o dai marcatori, mettere a terra e ripulire il pallone. Gli riesce una volta su venti. Ed il Lecce paga.

krstovic

L'importanza della partita di domani

Domenica a Verona sarà una di quelle partite che decidono il prosieguo di un sogno: vorremmo vedere il vero Lecce lì. Vorremmo vedere un allenatore che in caso di risultato sfavorevole non si affidi a quelle sostituzioni che sembrano preordinate ma che riesca a “leggere” la partita osando, con coraggio, anche soluzioni che potrebbero sembrare azzardate. Due punte, tre punte, quattro punte, senza difensori, anche senza portiere se necessario, ma che faccia di tutto per riagguantare un risultato sfavorevole, che trasmetta ai suoi quella voglia di farcela, che faccia capire al gruppo che niente finisce finchè non è finito davvero. Ed allora coraggio, testa alta e sguardo fiero, siamo il Lecce e non abbiamo nulla da invidiare al Verona.

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