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Non c’è una spiegazione. Non c’è una ragione plausibile per la quale circa 27000 persone l’altro ieri, in un sabato pomeriggio di metà maggio, hanno sfidato le intemperie ed hanno assistito alla sfida di Serie A tra Lecce ed Atalanta. Non è razionale, soprattutto se pensiamo che i giallorossi avevano già raggiunto l’obiettivo e la sfida contro i bergamaschi non contava poi così tanto, almeno per quanto riguarda il Lecce.

Un'amicizia che non finisce 

Un senso, se c’è, lo troviamo guardando questa foto. Due amici, nemmeno così giovanissimi come testimoniano i capelli bianchi, che insieme si dirigono verso il Via Del Mare. Uno con il bastone, l’altro che lo accompagna mentre prova a non bagnarsi proteggendo la propria testa con uno zaino. Tenerezza e passione insieme. Legame, calcio, modo per cementare un’amicizia che probabilmente esisterebbe lo stesso ma grazie al Lecce ha un motivo in più per essere condivisa ed alimentata. 

È calcio, è vita 

Chi non ama questo sport lo vede come un ammasso di soldi, denaro che genera interessi per arricchire ragazzi il cui unico talento sembra quello di saper tirare calci ad un pallone. Non è così. Non è così perché dietro a quella palla che rotola ci sono i sogni di uomini nati con una passione talmente forte da diventare lavoro. Soprattutto, ci sono i tifosi. Uomini, donne, bambini, chiunque abbia una fede calcistica e due colori da tifare. Ci sono questi signori, che se ne fregano della pioggia e di una salvezza conquistata in anticipo e di sabato pomeriggio sono allo stadio. A tifare, a sognare, ad incitare la squadra della loro terra, a vivere. Perché il calcio è vita, il Lecce è vita e lunga vita a chi ha ancora la capacità di appassionarsi a qualcosa. 

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