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Il gol annullato che nessuno ha commentato

C’è un episodio che ieri avrebbe meritato molto più spazio e discussione e non perché si tratta del Lecce, squadra che non fa audience, ma perché va a sommarsi all'altro episodio, quello che riguardava la Juventus e ad altri infiniti episodi di questo campionato. Era il minuto 7 di Lazio–Lecce, punteggio sullo 0-0, Sottil segna il gol del possibile vantaggio giallorosso con la complicità di Gila. Il direttore di gara Arena annulla tutto per un presunto fallo dell’esterno del Lecce su Isaksen. E qui finisce la storia e, probabilmente, anche il calcio italiano.

La simulazione evidente

Rivedendo l’azione, Sottil prende semplicemente posizione e appoggia una mano sul petto di Isaksen. Un contatto normale, da corpo a corpo, un contatto “maschio” si diceva una volta, anche se nemmeno poi tanto. Un contatto sicuramente da calcio perché in origine si diceva fosse uno sport in cui il contatto è ammesso. Il giocatore biancoceleste però crolla al suolo come colpito al volto da un fendente di Tyson, simulando un impatto mai avvenuto.

Si tratta appunto di simulazione: la simulazione va punita e non premiata. Va punita in campo dall'arbitro, oppure da Lissone dal VAR. Oppure, aggiungiamo noi, con una prova differita. Immaginate Isaksen che oggi viene punito con 5 giornate dal giudice sportivo che ha rivisto l'azione e ha valutato la simulazione. Lo rifarà? E ci sarà qualcun altro che lo rifarà?

Arbitro e VAR: due decisioni incomprensibili

Arena fischia fallo, annulla il gol e passa oltre. Ma ciò che sorprende ancora di più è il silenzio del VAR, mai intervenuto per correggere una decisione che pareva oggettivamente errata. Una scelta che resterà inspiegabile giacché il designatore Rocchi aveva dichiarato guerra ai simulatori. E giacché a riguardare la scena da 20 monitor non era una cosa difficile da interpretare. 

Il commento di Rocchi a Open Var

Non sappiamo cosa dirà Rocchi nel format Open Var, ma se facciamo riferimento al passato, a quando ha “accertato” un errore di valutazione di arbitro o VAR, allora non possiamo non tenere conto di un pensiero che ci logora: a che serve? A che serve ammettere un errore se poi non c'è una conseguenza. A che serve ammettere l'errore di Arena se poi non è dichiarata la punizione e se poi non vi è rimedio con una squalifica di Isaksen? Ma ve la immaginate voi la giustizia ordinaria che fa ammenda di un errore senza porre rimedio? Io no. 

Il calcio italiano è morto

Il punto è esattamente questo: stiamo assistendo a uno sport sempre più snaturato dove il contatto fisico viene punito e viene premiata la teatralità.
I calciatori cercano il fischio prima della giocata, trasformando le partite in un susseguirsi di sceneggiate. E questo avviene in ogni zona del campo. Ve ne siete accorti anche voi? Una volta esisteva il fallo tattico e cioè un giocatore faceva fallo appositamente a centrocampo per fermare un'azione potenzialmente pericolosa. Adesso la cosa si è ribaltata, chi è in possesso palla simula un fallo appena viene sfiorato e l'arbitro lo concede. Una cosa aberrante, noiosa.

Siamo caduti nel ridicolo. Anzi: ci siamo caduti da un pezzo. Anzi: ci sono caduti loro.

La classe arbitrale: una deriva preoccupante

A questo si aggiunge una classe arbitrale che, quest’anno, sta andando oltre ogni immaginazione: errori tecnici e gestionali ovunque, ogni settimana, su ogni campo. E da questa semina di errori e confusione non nasceranno arbitri migliori.

Il tema del “talento mancante” nei calciatori è un evergreen. Se ne parla ogni volta che gioca la Nazionale, ma perché nessuno si pone anche un'altra domanda: da quanto tempo non nasce un Collina?

Fermateli!

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