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Stefano Azzi, amministratore delegato di Dazn Italia, ha parlato ai microfoni del Corriere. Argomento centrale della discussione, chiaramente, i diritti tv della Serie A.

Le indiscrezioni su nuovi accordi per la serie A sono sempre più insistenti. Si parla di un ritorno di Sky. Che cosa c’è dietro? 
«Dazn resta l’unico titolare di tutti i diritti sulla serie A. Noi siamo concentrati sulla negoziazione con Tim con cui abbiamo una partnership di lunga durata e siamo in ottimi rapporti con l’attuale management (Pietro Labriola ndr). Siccome, però, Tim ci ha chiesto di rivedere l’accordo di esclusiva, stiamo cercando di trovare un equilibrio che vada bene a noi e a loro».

In che direzione state andando? 
«Secondo il precedente management di Tim qualcosa non aveva funzionato, i nuovi manager stanno rivedendo vari punti, e noi siamo apertissimi. Vogliamo crescere e portare la serie A al maggior numero possibile di spettatori, quindi disponibili ad altre partnership. Ma ribadisco: ora siamo concentrati sui negoziati con Tim, è il nostro primo partner».

Come sono i vostri rapporti con Sky? 
«Il nostro interlocutore principale è Tim. La prima cosa è trovare un nuovo equilibrio. Se poi funziona per entrambi, a quel punto possiamo andare da chiunque: Sky, produttori di smart-tv, chiavette... Sky per

Perché quest’anno ci sono le condizioni per andare a parlare con altri operatori? 
«Semplice: in questo contesto di revisione degli accordi è diventata una ipotesi percorribile».

Lei, Stefano Azzi, gioca da difensore o da attaccante? 
«Attaccante, fantasista. Mi ispiro alla maglia di un grande, è qui dietro». Alla parete mostra il dieci firmato da Maradona, una divisa dell’Argentina dentro a una teca. «Mi piace trovare soluzioni e schemi di gioco inediti. In quest’avventura professionale a Dazn ho chiesto un ulteriore cambio di passo, dobbiamo diventare sempre di più il punto di riferimento per lo sport. In Italia e non solo».

Come è cambiata l’azienda rispetto al recente passato? 
«Ho trovato una squadra giovane ma solida, e ambiziosa. Quanto a me, ho portato la mia conoscenza nel digitale e insieme abbiamo accelerato ancora di più».

La serie A parte il 13 agosto, con tutti in vacanza. È preoccupato pensando a quanto successo lo scorso anno? 
«Siamo consapevoli del momento. L’esperienza finale non è soltanto il frutto dell’attività di Dazn, ma è un gioco di squadra fra diversi attori. Abbiamo rinforzato il rapporto con le società di telecomunicazioni per potenziare le reti in termini di capacità complessiva, in un tavolo tenuto presso Agcom. L’intero sistema è consapevole dell’importanza della partenza del campionato».

Da parte vostra di quali interventi parliamo? 
«Abbiamo triplicato l’investimento sulla capacità di rete, abbiamo rinforzato le infrastrutture, le cdn (content delivery network ndr), per essere più presenti sul territorio italiano, per aumentare la qualità dello streaming. Abbiamo anche rilasciato un nuovo player video che stabilizza l’immagine, pensato per le smart-tv. Siamo cresciuti ma dobbiamo mantenere alta la guardia, noi e tutti gli attori coinvolti».

Come seguite gli abbonati? 
«Anche qui abbiamo cambiato, con un servizio clienti a doppia modalità, telefonica o via whatsapp. Siamo già partiti il 12 luglio. Inoltre, proponiamo sempre contenuti nuovi».

Quali? 
«Raccontare e andare oltre i 90’ della partita. La generazione “highlights” si nutre di “snack sport”, così si perdono i riferimenti spazio-temporali al campo. Ma si moltiplicano le storie, i momenti legati al singolo giocatore, per esempio. Lo chiamiamo “bar dello sport”, è un arricchimento ma in modalità innovativa. Domenica decollerà una iniziativa per noi importante».

Ci anticipi qualcosa. 
«Partiremo con una nuova campagna pubblicitaria, il palinsesto crescerà in avvicinamento al campionato. Abbiamo ruotato le telecamere, per raccontare la passione vista dal tifoso. Riti, scaramanzie, tradizioni. Insieme ai nostri talent (Diletta Leotta, Giorgia Rossi, Pierluigi Pardo, Marco Cattaneo) abbiamo aggiunto supertifosi d’eccezione: Diego Abantantuono, il “maestro” Bruno Pizzul, il “tecnico” Marcello Lippi».

Com’è il dialogo con la Lega serie A? 
«Ottimo. Abbiamo consolidato ancor di più il rapporto, per crescere ancora. Abbiamo anticipato alle società le nostre novità, poi lo abbiamo fatto con i nostri clienti».

La famigerata «rotellina» fa parte del passato? 
«Dopo investimenti continui non abbassiamo la guardia proprio adesso. Sono molto ottimista sulla partenza del campionato: l’adrenalina c’è, la concentrazione anche. E gli ottimi giocatori pure. Ma non mi sento sotto esame, né io né l’azienda: ogni discontinuità tecnologica ha bisogno di periodi di adattamento».

Le nuove tariffe hanno fatto discutere. Lei ha sostenuto in un’audizione parlamentare che guardare calcio in Italia costa meno che in altri Paesi. Lo spiega anche a noi? 
«Non abbiamo aumentato i prezzi. Il prezzo di 29.99€ era già il prezzo di listino ordinario dell’ abbonamento al servizio Dazn. Al momento dell’adesione a Dazn tutti sapevano che la promozione di 19.99 euro al mese sarebbe durata un anno per poi passare a 29.99 euro. Abbiamo mantenuto i prezzi invariati, lo abbiamo comunicato con circa due mesi d’anticipo. Per seguire il campionato inglese si pagano circa 75 euro. La serie A è fra i tornei migliori al mondo. Valori che mostrano differenza anche se parametrati al costo della vita dei vari Paesi. Siamo sotto la media europea».

È lotta alla doppia utenza, anche Netflix ha rivisto le sue politiche. Perché è un problema così sentito? 
«Perché impatta sull’industria dello streaming. Su alcuni siti e social network si favorisce la condivisione degli abbonamenti. Al di là dei rischi di dare la propria password (voi lo scambiereste il pin del bancomat?), la visione in contemporanea toglie valore agli investimenti e penalizza lo sport. Per chi vuole vedere la partita in simultanea in due luoghi diversi c’è una opzione dedicata».

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