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Luigi De Canio, ex allenatore del Lecce, è stato nostro ospite durante PL Night Show in diretta su Twitch (CLICCA QUI PER RIVEDERE LA PUNTATA).

IL MOMENTO DEL LECCE
“Non credo ci sia da allarmarsi, sono situazioni che in Serie A per il Lecce possono accadere. Il Lecce mantiene fede alle sue prerogative e dimostra di essere all'altezza di salvarsi, come testimonia la classifica. Obiettivamente questo è un momento di difficoltà e potrebbe essere dovuto ad un calo fisiologico. C'è stato anche qualche episodio sfortunato: non ne farei un dramma. Attraverso il buon lavoro di tutti, focalizzandosi sull'aspetto psicologico si può ripartire. Sono fiducioso. Il Lecce ha la sua identità, a differenza di squadre che inventano al momento senza continuità”.

RUOLO MANAGERIALE
“A Lecce ci ho provato, però ho capito che non era molto gradito. Il mio ruolo forse urtava alcuni equilibri. Non riuscivo a fare quello per cui ero venuto, così ho dato le dimissioni rinunciando a 2 anni di contratto; poi ci misi 10 mesi per ritrovare squadra. In Italia c'è un ostracismo da parte dei DS per la figura del manager, si crede vada a ridurre lo spazio di azione. La mia idea era coniugare aspetto economico e tecnico, ricercando calciatori che rispondessero alle esigenze specifiche. La presenza del DS sarebbe stata utile nelle fasi di trattative e non solo. La filosofia da dare alla società doveva dipendere da un rapporto più ampio tra società, allenatore e DS. 

Non funzionò: sin dall'inizio non tutti erano convinti. I più convinti erano Semeraro padre e figlio (Rico). Furono gli unici due anni in cui Semeraro non dovette mettere mani al portafoglio per ripianare perdite. I risultati furono una inaspettata promozione ed una memorabile salvezza, con una giornata di anticipo. Me ne andai con molto rammarico: poteva essere l'inizio di una bella e lunga storia. Dopo aver vinto campionato e salvezza, gli allenatori di solito trovano 10 squadre. Io sono stato quasi fermo 10 anni".

PALAIA
"A Lecce io scoprì che il dottore della prima squadra guadagnava la metà del dottore del settore giovanile. Tra l'altro il dottore della prima squadra era una persona di una professionalità ed un'umanità importantissima. Conoscete bene la storia e la figura di Palaia, nel calcio Lecce e non solo. Gli detti il ruolo di responsabile della preparazione. Per me bisogna valorizzare le competenze e le professionalità delle persone capaci. Così si ottengono risultati senza spendere cifre folli. Peppino è una persona speciale, il nostro è un legame tra persone vere che si stimano e apprezzano. È un numero 1 assoluto".

APICE IN GIALLOROSSO
"Ho vissuto una storia intensa, un rapporto contrastato. Io sono pacato ma quando mi si tocca nella professione non permetto a nessuno di ferirmi. In A ci davano per spacciati: dovevamo affrontare un Udinese da zona Champions e lo abbiamo schiantato giocando a calcio. Avevo preparato la stagione chiedendo ai ragazzi di giocare a calcio e provare a fare più gol possibili.
Fu esaltante anche la vittoria con la Juve, loro fecero il primo tiro in porta all'ottantesimo e noi sbagliammo caterve di gol. Con la Lazio ci rifacemmo dopo aver perso il derby in casa col Bari. Post-derby non ho avuto critiche dai tifosi, bensì da chi doveva essere dalla mia parte: in tribuna all'Olimpico c'erano già un paio di allenatori, in caso di mio esonero. La squadra mise sotto la Lazio"

SENTE SUA LA SALVEZZA CONQUISTATA A BARI?
"Non è cambiato nulla, nemmeno di un pelo. Fu partita vera. Non si poteva bluffare: dall'altra parte c'era una persona che fino all'anno prima aveva lavorato con noi, per poi essere estromessa. Se avesse origliato qualcosa, probabilmente non avrebbe visto l'ora di mandarci giù. Quella fu una salvezza nostra, di tutti. Mi dispiace che qualcuno abbia provato ad infangarla: mi dispiace soprattutto per voi".

DICHIARAZIONI CRITICHE DI CHEVANTON
"Io faccio l'allenatore e devo raggiungere gli obiettivi. Ciò che pensa Cheva è sbagliato: non ho mai fatto dispetti a nessuno, anzi, l'ho preso con grande piacere. Non ha mai accettato l'idea che lui era cambiato dopo anni di fallimenti. Nei primi anni a Lecce era un uomo e un calciatore. Dopo ci sono esperienze di vita che ti rendono diverso. Se pensava che essendo nel cuore dei tifosi potesse fare quello che voleva… no. Ci ho parlato tanto e mi è stato utile: segnò contro Parma e Napoli. Ci siamo salvati anche grazie a lui. Ho avuto con lui lo stesso rapporto umano avuto con tutti.

Era un po' un cavallo pazzo. Ricordo una partita in cui fui costretto a sostituirlo dopo 15 minuti perchè faceva il contrario di quanto chiesto. Contro la Samp rimanemmo in 10.
Può dire quello che vuole: gli voglio bene come voglio bene a tutti i miei ex giocatori. Lo ringrazio per il suo contributo e mi dispiace pensi queste cose, è un problema suo.
Prima e dopo aver incontrato me, non credo altri allenatori gli abbiano dato maggiore spazio".

RETROSCENA: SAREBBE POTUTO TORNARE?
“Si. Sticchi Damiani mi chiamò prima dei play-off poi persi con l'Alessandria. Mancavano 2-3 partite alla fine e mi chiamò. Gli dissi che probabilmente avrei fatto più male che bene al Lecce in quel momento, non conoscendo campionato e squadra. Gli suggerì di prendere Rizzo che faceva parte del mio staff, che io lo avrei seguito dall'esterno. Che, poi, a prescindere dal risultato, nella stagione successiva, ripartendo da 0, mi sarei messo a disposizione, anche in C. Si disse entusiasta e fece questa scelta. Poi per varie ragioni che non è il caso di approfondire, il tutto non si è verificato. Mi fermo qui, non è il caso approfondire: sono stato sul punto di ritornare e lo avrei fatto anche in C.
Ho il Lecce nel cuore: qui sono stato bene. Seguo sempre il club con affetto, faccio spesso i complimenti a Sticchi Damiani quando il Lecce vince. Sono partecipe della vostra gioia".

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