Coronavirus, Lo psicologo: "Arbitri più imparziali senza tifosi allo stadio"
Per un mese senza il boato e la carica dei tifosi a fare da corollario alle partite di calcio, immerse in un silenzio “assordante”: un cambiamento che può trasformare la sfida in un qualcosa di surreale con inevitabili riflessi anche sui giocatori. "Però qui stiamo parlando di professionisti, che dovrebbe essere in grado di gestire questo tipo di situazioni" sottolinea a TuttoSport Tiziano Agostini, docente di Psicologia dello Sport all’Università di Trieste.
Dottor Agostini, ci sono giocatori avvantaggiati o penalizzati dalle partite a porte chiuse?
"Dividerei i calciatori in tre categorie: quelli che, indipendentemente dal pubblico, raggiungono una prestazione ottimale, quelli che hanno bisogno della presenza del pubblico per avere una prestazione migliore e giocatori che, in alcune circostanze, risentono negativamente della presenza pubblico. In genere, i professionisti sono in grado di dare il meglio di sè con o senza pubblico. Poi dipende dalla caratteristiche individuali, dalle sensibilità maggiore o minore di qualcuno".
Come si prepara una partita a porte chiuse?
"Secondo me assume un ruolo importante la parte mediatica, quello che si legge e si ascolta in tv in vista della partita: il modo di vivere il pre gara è un elemento cognitivo che può avere un peso".
Sarebbe meglio per il giocatore non ascoltare e non leggere nulla?
"I campioni tendono a evitare di ascoltare e leggere per essere più sereni nell’affrontare la gara, poi ci sono i fuoriclasse che possono rafforzare il loro carattere leggendo quello che si scrive su di loro, mentre altri preferiscono essere più distaccati rispetto a quello che si dice su di loro. Per i giocatori l’importante è mantenere un equilibrio, pertanto le informazioni che possono interferire e modificare lo stato mentale vanno allontanate".
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