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Dario Hübner, per tutti il "Bisonte", è stato uno di quei bomber di provincia in grado di vincere la classifica marcatori di Serie A a 35 anni. Oggi in panchina con la Zeta Milano, l'ex attaccante ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha parlato di numerosi temi, tra cui quello dei giovani talenti italiani ma anche di Camarda e Pio Esposito. Ecco le sue parole.

La Nazionale e il problema degli attaccanti

La Nazionale è un rimpianto? "All’inizio avrei risposto no - afferma - perché davanti avevo gente come Baggio, Inzaghi, Vieri, Totti". Oggi, però, l'ex bomber esprime un'opinione differenet: “Almeno un’amichevole potevano farmela fare". E spiega: "Mi spiace perché negli ultimi 10 anni ho visto giocatori con 5-6 presenze e qualcuno addirittura convocato prima di debuttare in Serie A, come Zaniolo. Negli anni ’90, se non avevi 200 presenze in A, in Nazionale non ci andavi nemmeno. E allora il problema era scegliere se far giocare Totti o Del Piero... Oggi dobbiamo naturalizzare attaccanti perché non ne abbiamo più".

Responsabilità dei settori giovanili?

Hübner torna su un concetto spesso ricorrente negli ultimi tempi: anche secondo lui, ci sono troppi stranieri nei vivai:

Sì. Io mi ricordo il Cesena: 25 romagnoli e marchigiani in rosa. A Brescia c’erano bresciani, lombardi, milanesi. Avevamo tanti italiani forti. Ogni anno, dalle Primavere, uscivano 5-6 ragazzi pronti: portieri, difensori, centrocampisti, attaccanti. 

Oggi, nelle Primavere di Serie A, ci sono troppi stranieri. E poi ci chiediamo perché non vinciamo Europei o Mondiali: è un controsenso. L’Italia sta anche perdendo i portieri: abbiamo Donnarumma e poi? Una volta c’erano Peruzzi, Buffon, Toldo… avevamo i più forti del mondo.

lecce bologna camarda

Da bomber a futuro bomber: il consiglio a Camarda

Pio Esposito è fortissimo ma giovane. Un attaccante lo valuti davvero a 25 anni. Deve crescere, migliorare in questi cinque anni. Ricordo perfettamente Cutrone: a settembre doveva essere il centravanti dell’Italia, a gennaio non se ne parlava più. Ai miei tempi Paolo Maldini, a 18 anni, aveva già due stagioni da titolare e si diceva: 'È un buon giocatore'. Il giovane deve giocare e sbagliare. 

Camarda? Mi auguro giochi tanto al Lecce, perché altrimenti è inutile. A quell’età devi farti le ossa. Io sarei andato in Serie B: 38 partite, contro difensori che ti menano, ti fai fisico e gol, poi sali. In A con 20 minuti non dimostri nulla. Deve guardare al percorso di Pio: prima la gavetta, poi il salto.

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