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Sono trascorse ormai alcune settimane dalla sconfitta del Lecce per 1-0 contro il Napoli Campione d’Italia, ma il rigore fallito da Camarda è tornato al centro delle discussioni. A parlarne, è stato il presidente Sticchi Damiani durante il seminario tenuto nella mattinata di oggi e dedicato agli studenti di Diritto e Management dello Sport dell'UniSalento.

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Cos'è successo 

Dopo il rigore sbagliato dal classe 2008, sui social è circolata l’idea che il rigore calciato da Camarda non fosse frutto di una scelta tecnica, ma della presenza di un presunto bonus economico previsto dal Milan per ogni gol segnato dal giovane attaccante.

Cosa è successo realmente sul dischetto

La realtà, però, è ben diversa. Nel post-partita, ai microfoni di DAZN, è emerso un retroscena curioso legato al penalty poi fallito. Al momento di decidere il tiratore, è stato Camarda a chiedere personalmente a Ramadani, Berisha e Morente il permesso di incaricarsi della battuta. A quel punto Ramadani sarebbe intervenuto dicendo: “Se ci tieni, tiralo tu. L’importante è che lo calci forte” L’esito, purtroppo, è noto.

La spiegazione di Di Francesco

Anche Eusebio Di Francesco, intervenuto nel dopo partita, ha chiarito la situazione spiegando:  “Sono stato io il primo a volergli far battere il rigore: era uno dei nostri rigoristi”, ha sottolineato. 

Saverio-Sticchi-Damiani

Sticchi Damiani fa chiarezza

Ritornato sull'argomento, il presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani ha messo la parola fine una volta per tutte su questa discussione: “Si dice che Camarda abbia battuto il famoso rigore perché il Lecce prende un premio per ogni gol che fa. Questo premio per gol non c'è, non so come dirlo, è un'invenzione - spiega - Se Camarda fa gol il Lecce non percepisce un premio dal Milan, anzi temo che dobbiamo pagare noi un premio a lui”, scherza il presidente. 

Il numero uno di via colonnello Costadura ribadisce poi la correttezza e la linearità del rapporto tra i club, il tecnico ed i giocatori: “Rispetto a quella scelta, che poteva essere figlia di mille valutazioni, giuste o sbagliate, sono valutazioni di campo. Cosa succede? Si interpreta tutto sotto il profilo della convenienza economica. Ma con quella frase cosa si dice? Che una società mette davanti la convenienza economica, peraltro irrisoria, e per quello schiaccia, incide o condiziona la volontà tecnica dell'allenatore, distruggendo tutta la filiera di rispetto, valori e supporto al tecnico che invece ci caratterizza”, conclude Sticchi Damiani.

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