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E' il minuto 70 di Lecce-Lazio. Umtiti recupera palla in difesa e si lancia verso l'attacco aprendo il campo in due e arrivando quasi al limite dell'area dei biancocelesti. Prova addirittura la conclusione, di destro (non certamente il suo piede). Il pubblico è estasiato. Il tiro non trova nemmeno lo specchio della porta, ma se fosse terminata verso Provedel avrebbe visto l'intero pubblico del Via del Mare esibirsi in una standing ovation. Se poi si fosse tramutato nel vantaggio dei giallorossi (che poi è comunque arrivato dopo 60 secondi da quella scorribanda del difensore francese) sarebbe sicuramente venuto giù lo stadio.

Con una cavalcata come quella, Umtiti ha messo la ciliegina sulla torta, suggellando una prestazione assolutamente monumentale e dimostrando a tutti - qualora ce ne fosse stato nuovamente bisogno - quello che è: un campione. E lo ha fatto dimostrando anche di essere un autentico leader, caricandosi sulle spalle un Lecce impaurito dagli uomini di Sarri andati in vantaggio per una disattenzione difensiva dei giallorossi (ma non del centrale francese in prestito dal Barcelona) però mai domo. Lo ha fatto silenziosamente, con una grandissima dose di umiltà e rispondendo colpo su colpo non solo agli strali offensivi avversari, ma anche ai beceri, infantili e stupidi cori razzisti della tifoseria biancoceleste che credeva di scalfire l'animo di un elemento che - va ricordato - è stato un campione del Mondo ed è abituato a pressioni insostenibili.

Ad un certo punto del match, Samuel Umtiti ha praticamente giganteggiato in difesa, chiudendo gli spazi ad un attaccante che sfrutta la profondità e la velocità come Ciro Immobile e abbassando la saracinesca di una difesa che ha definitivamente trovato con lui e in lui l'elemento decisivo per autotutelarsi a dovere. La migliore dimostrazione di tale supremazia è avvenuta sempre nel secondo tempo, quando gli è bastato tenere a distanza un avversario con un braccio, a palla lontana, per prendere un metro di vantaggio e andare in chiusura efficace su un lancio da centrocampo di uno dei laziali, tramutatosi in una chiusura chirurgica da parte del difensore leccese.

La performance di ieri è frutto del duro lavoro a cui Samuel si è sottoposto, con tanta pazienza, dedizione ma soprattutto umiltà, la stessa che lo ha naturalmente imposto in qualità di un leader (silenzioso, va detto, perchè non sbraita nè si impone con vigore sui compagni, quanto piuttosto dimostrando di esserlo con le giocate, le movenze e le decisioni più corrette possibili) che ha deciso di mettere a disposizione la sua esperienza e la sua caratura al servizio di una squadra - neopromossa, non dimentichiamolo mai - che in queste ore si sta togliendo più di una soddisfazione.

Umtiti ha alzato l'asticella delle sue prestazioni ad un nuovo livello, adesso. Ad un certo punto del match di ieri, era praticamente ovunque nella fascia del pacchetto arretrato giallorosso: ora ad accorciare su quello, ora ad anticipare quell'altro, ora a far ripartire l'azione superando in velocità o - udite udite - in dribbling quell'altro ancora. Tant'è che il riecheggiare del suo nome, cantato da tutto lo stadio, non solo ha fatto da contraltare all'ignominia delle accuse rivolte dai ‘tifosi’ avversari alla sua persona (dimostrando una scelta intelligente e signorile per zittire quelle voci che poco dovrebbero albergare sugli spalti di un campo di calcio), ma ha addirittura esaltato le sue giocate come in una corrida traboccante di entusiasmo. 

I numeri della partita di Samuel Umtiti sono davvero di tutto rispetto: due salvataggi, quattro intercettazioni, cinque contrasti, un tiro bloccato e ben quattordici palloni recuperati. Il tutto unito da una onnipresenza in campo davvero impressionante.

L'heatmap riferita alla gara di Samuel Umtiti contro la Lazio. Praticamente, il centrale francese ha efficacemente coperto ¼ dell'intero rettangolo di gioco (fonte: Lega Serie A)

 

Ci piace davvero pensare che le lacrime di Samuel a fine gara testimonino non tanto la sua sofferenza interiore per i cori subiti, spentasi in un gesto liberatorio, ma quanto piuttosto l'aver acquisito la personale consapevolezza di essere (forse) defintivamente ritornato, come calciatore, ai livelli e ai fasti di un tempo. Personalmente continuo ad essere convinto, come scritto diverso tempo fa, che se Umtiti è in forma e in condizione è uno dei cinque difensori più forti del torneo. Performance come quelle di ieri dimostrano come il solco sia già segnato in tal senso e come la direzione intrapresa è quella giusta. Concentrarsi sull'obiettivo con umiltà, abnegazione, tanto lavoro e con quel carisma tutt'altro che appariscente che lo contraddistingue. In fondo, come lui stesso ha ammesso ieri, solo il calcio, la passione, la gioia sono importanti. Tutto il resto non conta’.

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