Tre punti d'oro, ma il Lecce non è guarito
Il Lecce non è guarito ma ha vinto e le vittorie aiutano ad uscire dai momenti bui.
Contro il Vicenza si sono rivisti tutti i limiti palesati nelle ultime uscite, dalle disattenzioni letali in fase difensiva, all'incapacità cronica degli attaccanti di andare in gol. Le squadre che di volta in volta affrontano quella giallorossa, al di là dei sistemi di gioco, si dispongono mentalmente tutte alla stessa maniera: cattiveria agonistica, chiusura degli spazi, densità in fase difensiva e contropiede, tanto prima o poi il golletto lo fanno.
I calciatori del Lecce devono mettersi in testa che da qui alla fine, tutte le formazioni da affrontare giocheranno contro i salentini la partita della vita, perchè sulla carta quella giallorossa è una delle più forti del torneo di serie B. Nessuna partita sarà facile e questa è la condanna di chi è stato costruito per vincere, nessuno ti regalerà nulla, in tanti non hanno niente da perdere e tu dovrai dimostrare di volta in volta di essere più forte, con tutte le pressioni psicologiche del caso; se non lo sei prima con la testa, tutto diventerà più difficile e complicato.
Il Lecce orfano ancora di Corini alle prese con il Covid_19, con Falco in panchina più per fare numero (recuperato in extremis), Pettinari con problemi di lombalgia neanche convocato, si affida alla solita coppia Coda/Stepinski, con capitan Mancosu a supporto. A centrocampo ai lati di Tachtsidis ci sono Listkowski e Mejer, mentre la linea di difesa è composta da Zuta a sinistra, Adjapong a destra, Lucioni e Meccariello davanti a Gabriel. Dopo la sconfitta contro la Spal si torna al 4-3-1-2 ma il solito gol in avvio è una costante che perseguita i giallorossi. Stavolta su un pallone che attraversa l'area è Adjapong ad addormentarsi, nonostante avesse tutto il tempo per intervenire.
Il Lecce si ritrova sotto per l'ennesima volta e se Coda non riesce a segnare, Stepinski spesso neanche a tirare, Mancosu vuole strafare, tutto diventa maledettamente difficile perchè le certezze non arrivano e l'autostima va a farsi un giro.
Il primo tempo si conclude con tantissimi rimpianti, ma nel secondo la musica non cambia, finchè Corini/Lanna non mettono mano alle sostituzioni, stavolta non con il solito ritardo. La scintilla, quella luce fioca in fondo al tunnel finalmente diventa accecante, grazie ad una giocata sublime di Marco Mancosu che si destreggia tra le gambe dei difensori del Vicenza, neanche fosse il miglior Alberto Tomba e con un pallonetto infila il portiere avversario in uscita.
Parità ed ora l'inerzia della partita cambia, il Lecce ritrova entusiasmo ed il giovanotto “oggetto misterioso” preso dal Real Madrid, Pablo Rodriguez, subentrato a Stepinski e, alla sua prima in maglia giallorossa, in sei minuti sigla il gol del due ad uno, con cui si concluderà la gara.
Il Lecce è ancora convalescente ma ha vinto in rimonta e questo, nonostante tutti i problemi non risolti, è un buon viatico per il prosieguo del campionato, a patto che mai più ci si culli sulle vittorie. Nello sport in generale e nel calcio in particolare le partite ed i campionati si vincono prima con la testa, se ci sono le capacità tecniche.
Quelle il Lecce le ha.
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