ESCLUSIVA PL | Amico, avversario, compagno di squadra: Pasculli racconta Maradona
Pedro Pablo Pasculli racconta Diego Armando Maradona. L'ex centravanti del Lecce era un grande amico del "Diez", scomparso ieri all'età di 60 anni. Pasculli ha condiviso con Diego la gioia della vittoria del Mondiale nel 1986 con l'Argentina. Una kermesse passata alla storia per le giocate del fuoriclasse del Napoli: su tutte, la doppietta all'Inghilterra ai quarti di finale. Pasculli ha poi ritrovato Maradona da avversario in Serie A con la maglia del Lecce. L'ex attaccante giallorosso ha voluto raccontare l'amico, l'avversario e il compagno di squadra Maradona in esclusiva ai microfoni di Pianetalecce.it.
AMICO
"Ci siamo conosciuti per la prima volta negli anni 80', quando l'Argentinos Juniors mi acquistò dal Colón de Santa Fe e lì giocammo insieme. Ricordo il primo giorno che lo vidi: venne lui di persona a salutarmi dicendo 'piacere, Diego Armando Maradona, benvenuto nel club'. E' stato un gesto bellissimo da parte sua, mi ha facilitato notevolmente l'inserimento nel gruppo. In partita ed in allenamento non faceva mai pesare la sua superiorità nonostante fosse di un altro pianeta. Col tempo è nata una bellissima amicizia che ho portato nel cuore per tutta la mia vita, non solo a livello calcistico. E' stata una persona eccezionale, umile, sempre disponibile nel momento del bisogno. Ricorderò con affetto il suo sorriso e la sua faccia da ragazzino felice."COMPAGNO DI SQUADRA
"Giocare con Diego è stato un onore. Ti dava la sensazione di essere già in vantaggio ancor prima di scendere in campo. Faceva sembrare tutto semplice, incoraggiava, non faceva pesare gli errori e non pretendeva di essere servito ogni volta. In campo dava tutto, è stato il più grande di tutti i tempi."AVVERSARIO
"Meglio averlo da compagno che da avversario. Incontrare il Napoli era sempre difficile. Ricordo che Mazzone provò a fermarlo schierando Garzya, un difensore molto rapido. Era difficile per tutti marcarlo: oltre ad essere agilissimo aveva grande forza fisica e nonostante i tackle restava in piedi."UN'ICONA
"Non era solo un fuoriclasse sul terreno di gioco, è stato un'icona, una persona dai valori assoluti. Lo ricorderò per sempre con la fascia al braccio, era un capitano in tutti i sensi: un uomo, un trascinatore, un leader".
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