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Fa male, malissimo specie quando hai avuto per un lungo tratto la consapevolezza (forse troppa) di poterla vincere per davvero. Da tutto a niente in pochissimo tempo. L'illusione di aver assaporato un successo che sarebbe stato vitale: una scossa di adrenalina e di energia positiva che avrebbe fatto bene all'intero ambiente, che avrebbe dato un "calcio" all'ultimo periodo d'insuccessi e di delusioni, riportando entusiasmo alla piazza. Ma non si vive di ricordi, e soprattutto di rimorsi, perché la Serie A è questa. Roma insegna.

Ironia della sorte, sempre contro una capitolina, davanti alla tua gente, hai goduto e vissuto le stesse emozioni provate dai romanisti domenica sera: una rimonta in pochissimi minuti e la gioia incontenibile per una vittoria, al solo pensiero, impossibile solo pochi istanti addietro. L'altra sera, stesse sensazioni ma vissute dalla parte dello sconfitto. Roma-Lecce va ricordata; è vero, il peggior incubo che una squadra potesse vivere a pochi minuti dalla fine con il risultato in tasca ma allo stesso tempo, l'esperienza giusta da prendere in considerazione per trasformare il dolore e la delusione ricevuti in rabbia, energia, fame, voglia di riscatto in vista della prossima sfida di campionato. Il Milan sarà un avversario proibitivo ma anche la giusta occasione per rifarsi, per dimostrare di essere dei vincenti, bravi a cadere ma soprattutto a rialzarsi ancor più forti di prima.

Lo sa bene Baschirotto, che contro i capitolini è stato tra i migliori dei suoi compagni. Sfortunato nell'occasione del calcio di rigore, tiene testa (praticamente per l'intera gara) a Romelu Lukaku. Il duello con il belga lo vince ancora il centrale giallorosso, bravo a non farsi intimidire dalla stazza del centravanti capitolino e probabilmente l'unico, dei salentini, a potergli realmente tenere botta, considerando la sua condizione fisica.

La prima volta in cui i due si sono incontrati, risale al 13 agosto dello scorso campionato, quando ancora Romelu indossava la maglia dell'Inter. Quel giorno, per Baschirotto, corrispondeva al suo esordio, in assoluto, nel massimo campionato italiano e nonostante l'ansia della prima volta, il roccioso difensore è riuscito a non scomporsi, annullando anche in quella circostanza il forte attaccante.

Per questa squadra, Federico rappresenta un simbolo, un leader vero di nobili valori e carisma da vendere ed è proprio in questi momenti che il suo temperamento può essere di grande aiuto per risollevare e motivare i suoi compagni affranti.

Adesso non c'è attimo da perdere, bisogna ritrovarsi per preparare al meglio la sfida di sabato pomeriggio, provando a ottenere un successo (seppur complicato) per dimenticare in fretta l'ultimo precedente.

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