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"Scommetterei sulla ripresa della Serie A, ma con questo protocollo: con la norma della quarantena obbligatoria di 14 giorni in caso di una positività al Covid-19, le possibilità che sia portato a termine non sono molte". Così il prof. Enrico Castellacci, presidente dei medici di calcio italiani ed ex medico della Nazionale, parlando a Radio Capital. "E' un passo avanti aver lasciato il ritiro fiduciario solo in caso di positività, è chiaro che il Cts vuole valutare la curva epidemiologica - aggiunge -. Qualora si abbassasse notevolmente, si potrebbe ridurre da 14 a 7 giorni e allora l'aria per il campionato diventerebbe più respirabile". E aggiunge: "Sulla ripresa del campionato, forse, potrei anche scommettere, ma sulla sua conclusione, da medico e da persona molto attaccata al calcio, ho qualche dubbio: una positività può arrivare e allora, con la norma dei 14 giorni, la vedrei come la fine del campionato". Infine, sul via libera in Germania e Spagna e sull'ok inglese alla ripresa degli allenamenti con contatto: "Usare prudenza, come si fa qui da noi, è giusto: cercare comunque di avere quella flessibilità che permetta di iniziare, ma anche finire, il campionato sarebbe altrettanto giusto". "Voi mi dite che devo mettere cinquanta persone sane in quarantena, per me è un delitto, visto che sono persone sane, mi devono dire che significa. Sono volontà non mie, mi viene imposto, loro decidono ed io mi prendo la responsabilità? Io non metto in quarantena persone sane". A dirlo è Ivo Pulcini, direttore sanitario della Lazio, in merito alle decisioni da assumere in vista di un eventuale ripresa del campionato e del rischio di nuovi contagi tra calciatori.

Medico Lazio: "Non metto in quarantena anche gente sana"

"La quarantena di 14 giorni per i calciatori? Il Comitato tecnico scientifico - precisa Pulcini ai microfoni di Radio KIss Kiss - non tiene conto della curva discendente del contagio. Quello che era vero un mese fa, adesso è cambiato del tutto. In medicina va considerato il momento. Tutto questo significa che gli atleti secondo il Cura Italia sono assimilati come lavoratori, se prendono il contagio è visto come un infortunio". E se i calciatori sono considerati come lavoratori, si domanda il medico biancoceleste, "perché nelle fabbriche se esce un contagio non chiudono tutti, mentre se capita ad un calciatore tutta la squadra va messa in quarantena?". Quanto al Coronavirus, Pulcini dice la sua: "È un'epidemia stagionale come altre in passato, basta che guardate la curva dei contagi come è scesa. Se uno è positivo non chiudono le fabbriche e non devono chiudere lo sport".
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