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“The Greek Freak”, lo scherzo della natura greco. È il soprannome che negli USA, precisamente nel campionato NBA, hanno affibbiato a Giannis Antetokounmpo, poderoso cestista dei Milwaukee Bucks, che ai suoi 210 centimetri di altezza abbina un’elasticità nei movimenti e una facilità di palleggio che non ti aspetteresti da uno con la sua stazza. “The Greek Freak”, come Panagiotis Tachtsidis, una colonna di oltre un metro e novanta che ad una sorprendente fisicità congiunge una personalità e una visione di gioco con pochi eguali nella categoria. Il centrocampista greco è arrivato a Lecce lo scorso gennaio come un’intuizione di mercato del d.s. Mauro Meluso. Alcuni erano scettici sul suo acquisto, perché era reduce da diversi mesi di inattività al Nottingham Forrest, squadra della Championship inglese con cui non era mai sceso in campo e ci si chiedeva se fosse realmente pronto a calarsi in un campionato intenso come la Serie B e in una squadra con i meccanismi già ben collaudati come il Lecce di Liverani. A rispondere è stato, come sempre, il campo, che ha sancito come Tachtsidis sia un giocatore eccezionale per questa categoria, ideale per una squadra che fa del palleggio il suo punto di forza. A dire il vero, l’impressione che potesse essere lui l’arma in più della seconda parte di stagione si era avuta già durante la conferenza stampa di presentazione, quando Panos affermò senza mezzi termini, con una sana spacconeria, di essere venuto nel Salento per tornare in Serie A. Un ragazzo dalle idee chiare, che lo scorso anno, mentre il Lecce espugnava i campi di Catanzaro e Siracusa in Serie C, rincorreva Lionel Messi in Champions League, con addosso la maglia dell’Olympiakos. Sin dal suo arrivo, il centrocampista classe ’91 non ha mai saltato una partita, partendo sempre da titolare ad eccezione della sfida casalinga con il Cosenza. Non una partita come le altre, ma la partita che ha dimostrato come sia facile accorgersi di quanto sia davvero importante Tachtsidis per questo Lecce solo quando non lo si vede in campo. Subentrando nella ripresa, ha fatto quello che fa sin da quando è arrivato a gennaio: si è posizionato davanti alla difesa e come un ingranaggio perfetto ha iniziato a muoversi, facendo girare attorno a sé l’intero gioco di squadra e prendendo in mano le redini della manovra. Due sono le sue doti principali: il tocco di prima ad anticipare i tempi di gioco e la capacità di verticalizzare scavalcando le linee avversarie. Doti ideali per il gioco di Fabio Liverani. La sua carriera è stata inizialmente in costante ascesa, arrivando al punto che Zdenek Zeman alla Roma lo preferiva ad un certo Daniele De Rossi. Poi alcune esperienze andate male, ed è finito per scomparire dai radar. Lo ha ripescato il Lecce, che ha tanta voglia di tornare alla ribalta quanta ne ha il centrocampista greco, determinato ad essere decisivo anche in questo rush finale, per raggiungere quell’obiettivo che si era prefissato già lo scorso gennaio.
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