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Lameck Banda è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport a poche ore da Salernitana-Lecce.

Banda, l’Italia ha già scoperto le sue qualità. Manca solo il gol. 
«Sarebbe fantastico, però non voglio concentrarmi su quello. So che posso diventare molto più forte: punto a giocare tranquillo, aiutando la squadra e migliorando passo dopo passo. Il resto verrà da sé».

Si è messo in mostra con dribbling e accelerazioni: ha sempre giocato sulla fascia? 
«Inizialmente ero un centrocampista, il classico numero 8. Un giorno, un allenatore mi disse che la mia velocità era sprecata in mezzo al campo. Così ho cambiato ruolo».

È vero che, quando era in Israele, la voleva il Besiktas?
«Mi hanno cercato con insistenza. Sapevo, però, che Corvino mi osservava da tempo. Quando mi ha telefonato, ha detto che mi voleva a Lecce, una città stupenda, per inserirmi in una squadra adatta alle mie caratteristiche. Mi ha mandato foto del Salento, dicendo che ‘lo stadio è sempre pieno e, quando farai una delle tue giocate, si alzeranno tutti in piedi’. Wow! Ho chiamato amici e parenti, avvisandoli che sarei stato il primo zambiano in Serie A».

Come se la cavava a scuola? 
«Non male, però a 15 anni ho mollato. Eravamo molto poveri, così ho cominciato a lavorare con mio zio nei cantieri. Ci svegliavamo alle 5 e alle 6 eravamo sul posto. Finivamo alle 16, poi correvo agli allenamenti».

A 18 anni si è trasferito in Russia. Come è andata?
«Ho salutato famiglia e amici, ho scoperto un clima e una cultura a me sconosciuti. Ho tenuto duro per provare a regalare un futuro migliore alla mia famiglia. Ne è valsa la pena».

Il primo regalo una volta diventato calciatore?

«Ho comprato casa a mia nonna, che si è presa cura di me e delle mie sorelle. Ho perso mio padre quando avevo 4 anni, mentre mia madre era malata ed è morta quando ne avevo 17. Era tifosa dello United: sono cresciuto guardando i Red Devils e i video di Robinho, il mio idolo».

Ha qualche passione, oltre al calcio?
«Mi piacciono serie tv e tatuaggi. Ho una croce sulla spalla e il nome di mia madre sul braccio. A mia nonna non piacciono: ha detto che se ne faccio altri me le suona...».

Qual è il suo sogno?
«Ora penso a fare una grande stagione col Lecce. Fra qualche anno, magari, riuscirò ad arrivare in Champions. Trionfare in Euro- pa sarebbe pazzesco».

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