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Ho letto con interesse le parole del presidente della Fiorentina, Commisso, con le quali ha sollevato un problema reale e sostanziale: i giovani italiani costano. In buona sostanza lui ha detto questo: 

"Ieri si è visto il Lecce, e non voglio criticarli, che aveva quindici giocatori tutti di altre nazioni, da noi sono uno o due, forse nemmeno. I nostri ragazzi sono quasi tutti toscani, non solo italiani. Così deve andare il nostro calcio, ho parlato con Gravina dicendogli che non è giusto che gli italiani costino di più. Ecco perché il Lecce va a prenderli da nazioni slave o simili, costano meno. Qualcuno in Italia deve mettersi in testa che il nostro calcio va difeso”.

Ma se io come chiave di lettura do particolare risalto alla parte in cui sostiene che il Lecce ha fatto bene ad andare a cercare all'estero perché “costa meno”, dall'altra leggo commenti di tifosi, per lo più di altre squadre, che si soffermano sulla parte sbagliata del discorso e cioè la parte in cui si critica il fatto che i giallorossi abbiano vinto la finale con ben 15 giocatori stranieri. 

Ormai lo sapete. Quando si tratta di salire in cattedra, non lascio spazio a nessuno. Voglio salire in cattedra. Voglio spiegare, per l'ennesima volta, all'Italia intera, perché il Lecce abbia fatto bene a comporre la sua Primavera di giovani talenti stranieri e perché l'Italia intera debba starsene in silenzio a guardare. Semmai ad ammirare. Senza proferire parola. 

Il Lecce viene dagli anni della Serie C, la Fiorentina no.

Il confronto tra Fiorentina e Lecce non può esistere. Quando nel 2012 il Lecce scivolava in serie C si vedeva costretto a ridimensionare i costi e tanti calciatori, come Luperto finito al Napoli, dovettero andare via poiché fuori quota per la Berretti (che gioca con età inferiore alla Primavera). Prima i Tesoro e poi lo stesso Sticchi, hanno pensato bene di limitare le risorse da destinare al settore giovanile poiché la categoria della prima squadra, infame e subdola, succhia risorse senza immetterne. Destinare anche solo mezzo milione in più alla Berretti, categoria assolutamente inferiore alla Primavera 2, significava disperdere energie preziose. E sappiamo bene quanti soldi le due Proprietà hanno buttato all'aria per disputare quei 6 campionati di Serie C. 

Nel frattempo Corvino lasciava il settore giovanile della viola proprio nel 2012, per poi farci ritorno nel 2016, quando i salentini erano ancora in C. Oggi la Fiorentina raccoglie anche i frutti di quel lavoro. 

L'italianità sbandierata non si costruisce in un giorno

La Primavera non è la prima squadra, la Rosa non si costruisce solo in sede di calciomercato, un nuovo gruppo si forma di anno in anno quando dalle retrovie (cioè dalle altre under) vengono promossi i calciatori e i più “vecchi” lasciano la compagine per sopraggiunti limiti di età o perché meritevoli di giocare tra i professionisti.

La Primavera della Fiorentina è questo. Oggi raccoglie i frutti di calciatori che si sono formati nel settore giovanile viola negli anni passati. Il Lecce lo farà, tantissimi salentini infatti sono presenti nelle categorie dall'U18 in giù, ma serve tempo affinché crescano e arrivino alla squadra di Coppitelli. Intanto però il Lecce ha bisogno di consolidare la categoria. Lo scorso anno infatti, quando il Lecce aveva in Rosa 16 italiani, ha raggiunto la salvezza per un soffio. 

Il mondo del calcio sa quanto sia importante avere una Primavera nella categoria 1 anziché nella 2, e lo sa anche Corvino. Per questo ha dovuto rifondare la Rosa. Ha chiesto a Sticchi Damiani un budget da spendere, risorse da destinare, per migliorare in attesa di raccogliere i frutti da tutto il settore giovanile. 

Gli italiani costano

E qui veniamo alla nota dolente. Per rifondare la squadra Corvino ha dovuto ricorrere al mercato, ma come sottolinea lo stesso Commisso, gli italiani costano. Il problema, aggiungo io, che costano gli italiani e non il talento. Perché continuare a inserire norme senza senso, come quella che ci sarà il prossimo anno, significa continuare a quotare sempre di più questa “merce preziosa”. 

All'estero il talento costa meno. E Corvino lo ha dimostrato. 

Il Lecce non è al servizio della Patria

Passa sempre il concetto che il Lecce non favorisca la crescita dei calciatori italiani a causa di questa scelta. Il Lecce però non fa beneficienza, non è al servizio della Patria. Non deve fare contenta l'opinione pubblica. È una Spa, ha un bilancio, partecipa con soldi propri. Oltretutto partecipa alla spartizione dei diritti TV dividendosi le briciole e si pretende che con queste, e con i presupposti di cui sopra, debba poi “sperperare” risorse nel settore giovanile comprando Made in Italy.

Il Lecce disdegna il tricolore? No. Delvecchio sta lavorando da 5 anni al settore giovanile. I giallorossi vantano un settore giovanile al 99% italiano e soprattutto salentino al netto della Primavera. Corvino è entrato in questo contesto solo 3 anni fa. Si lavora per il futuro ma anche per l'immediato. E si fanno scelte da Club professionistico. La conclusione? Ne deriva che prendere come esempio la Primavera, cioè la massima espressione del settore giovanile, e non tutto il contesto del vivaio giallorosso, ribadiamolo ancora una volta per chi non vuole capire, formato quasi totalmente da italiani e salentini, è sbagliato.

Che poi, diciamocela tutta, quando il Lecce sforna talenti italiani da mandare in Nazionale, Mancini strizza l'occhio e poi rimanda a casa. E quando Baschirotto rimane a piedi in un contesto di Nazionale penoso come quello in cui stiamo vivendo, allora chi te lo fa fare a tenere contenti Commisso, Aquilani e tutti gli altri criticoni? 

 

 

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