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Chi lo avrebbe detto fino a due stagioni fa che saremmo arrivati a parlare di quanto sia forte la difesa del Lecce? È con questa premessa che ci apprestiamo ad analizzare il piacevole nodo che Marco Baroni sarà chiamato a sciogliere in questo campionato.
Il tecnico toscano cura molto bene la fase di non possesso e l'area tecnica, in sede di mercato, ha fatto di tutto per esaltare ulteriormente questa dote del mister.

L'organico vanta ben sei difensori centrali: Umtiti, Pongracic, Tuia, Dermaku, Cetin e Baschirotto.
L'ex Ascoli è stato citato per ultimo, non per importanza ma semplicemente perchè Corvino e Trinchera avevano pensato potesse essere una soluzione valida per la corsia di destra, mentre si è rivelato un calciatore notevole in mezzo al reparto.
Il primo spunto di analisi balza immediatamente all'occhio in quanto prettamente numerico: sono tanti. Non è comunque il momento di approfondire questa specifica questione poiché, molto probabilmente, verrà affrontata da chi di dovere nel mercato di gennaio che, a seconda dei casi, può essere non solo di riparazione ma anche di sfoltimento.

Nelle prime nove giornate i tifosi del Lecce hanno potuto apprezzare delle prestazioni super dei propri difensori centrali, in particolar modo di Baschirotto e Pongracic, i più utilizzati. La coppia composta dal roccioso classe 1996 e dall'ex Dortmund ha garantito solidità; è stato quasi un peccato averla sciolta nell'ultima partita, soprattutto per i più scaramantici.
La scelta di inserire Umtiti, che quel posto se l'è sudato abbastanza, ha pagato. Il campione del mondo in carica, tornato sul campo dopo quasi un anno di stop, ha mostrato di che pasta è fatto e soprattutto negli scontri fisici ha ricordato il calciatore che è stato fino a qualche tempo fa.

Sono poi passate in secondo piano le due preziose prestazioni di Tuia, che non ha fatto rimpiangere i compagni quando chiamato in causa. In un'altra squadra, dopo quanto mostrato, probabilmente sarebbe rimasto negli 11, tuttavia questo Lecce dietro è davvero forte.
Cetin ha trovato spazio solo una manciata di minuti contro l'Inter prima di sventolare bandiera bianca per infortunio mentre Dermaku, nonostante in passato abbia giocato titolare in A raggiungendo la salvezza col Parma, aspetta ancora il suo momento.

Tutto molto bello, tanto la patata bollente ora passa a Baroni.
Si scherza ovviamente, anche se l'allenatore che ha portato i giallorossi in Serie A viene persino bacchettato da qualche sostenitore per la gestione di un reparto che ha subito meno gol dell'Inter. 
Oggetto della critica? La difesa a 3.

Partiamo da un dato di fatto: il Lecce ha tre difensori centrali molto validi. Forse anche di più.
Il calcio, però, non è semplice come sembra. Di certo su FIFA schierando tre difensori forti si ha una bella difesa, ma la realtà è altra cosa.
Capita spesso di banalizzare lo schieramento tattico di una squadra dicendo, ad esempio, che il 4-3-3 non va bene. Come se fosse un concetto universale, non considerando che è lo stesso modulo utilizzato da Guardiola, Klopp e Ancelotti, non proprio tre allenatori che propongono calcio alla stessa maniera.

A fare la differenza non sono i numeri, bensì i compiti e le interpretazioni.
I tre difensori di un 3-5-2, per dire, non ricevono dal proprio tecnico gli stessi comandi dei due centrali di difesa a 4; non a caso viene fatta una distinzione tra centrale e braccetti.
Che un marcatore sia forte a 4 non significa lo sia allo stesso modo a 3, è la storia (anche piuttosto recente ad insegnarlo). Non dimentichiamo che Conte dopo sei mesi dal suo insediamento a Milano voleva provarle tutte per piazzare altrove Skriniar, oppure che Kjaer a Bergamo ha fatto panchina a chiunque. Lo slovacco, che con Spalletti era un muro, ha avuto bisogno di una stagione intera per capire i meccanismi del reparto a tre, mentre il leader di un Milan che poi ha vinto lo scudetto non ci è mai riuscito.

Un brevissimo excursus storico per evidenziare come, nonostante Baschirotto, Pongracic e Umtiti stiano facendo bene nel 4-3-3, non significa automaticamente che siano capaci di fare lo stesso in un'ipotetica difesa a 3, arrangiata da un giorno all'altro giusto per far giocare tutti, nonostante la difesa oggi sia l'ultimo dei problemi.

Purtroppo nel calcio non esiste la formula magica per vincere al 100%.
La soluzione più alla portata per vedere i tre difensori in campo contemporaneamente resta nell'ambito del 4-3-3 e sarebbe piazzare Baschirotto sulla fascia destra, zona di campo ricoperta ad Ascoli. Anche questa opzione, comunque, non è un incantesimo dal rendimento sicuro.

In queste prime uscite abbiamo apprezzato un Baschirotto dominante nello scontro fisico, aereo ed in accelerazione, mentre non possiamo nascondere che quando chiamato a fraseggiare palla al piede il buon colosso abbia faticato. Per questo motivo un suo eventuale spostamento sulla fascia potrebbe non essere il massimo da un punto di vista di qualità della manovra, soprattutto in fase di rifinitura. D'altro lato, va detto che Gendrey non sta facendo benissimo in da questo punto di vista, poiché fatica spesso a mettere un cross degno di questo nome in area di rigore.

Ci siamo dilungati fin troppo, ora tocca a Baroni risolvere un problema che in fin dei conti non esiste. Ripetiamolo insieme: il Lecce subisce pochi gol, va bene così.

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