Lecce con poca qualità? L'analisi di chi vive i giallorossi H24

Lampi di qualità e momenti di intensità emotiva, ma anche diverse zone d’ombra
La vittoria per 2-0 sulla Juve Stabia consegna al Lecce un passaggio del turno che, a dispetto del risultato, non è stato così lineare. La squadra di Eusebio Di Francesco ha mostrato lampi di qualità e momenti di intensità emotiva, ma anche diverse zone d’ombra sul piano della gestione tecnica. Ed è lo stesso allenatore giallorosso a offrire le chiavi di lettura più interessanti nel post-partita:
Al di là della qualità, a volte c'è stata un po' di frenesia nel giocare il pallone...
Tra tecnica e gestione del tempo
La riflessione dell’ex allenatore del Venezia mette subito in chiaro un nodo centrale: la qualità tecnica c’è, ma non è ancora pienamente funzionale. Il Lecce ha dimostrato di saper creare superiorità numerica, di avere individualità con estro e capacità di fraseggio, ma troppo spesso ha vanificato le azioni con scelte affrettate, passaggi forzati, verticalizzazioni premature.
In sostanza: il problema non è cosa si fa col pallone, ma quando e come.
Questa frenesia – come l’ha definita Di Francesco – rischia di compromettere ciò che di buono la squadra riesce a costruire. Non è un caso che, soprattutto nel primo tempo, alcune ripartenze promettenti si siano spente sul nascere proprio per eccesso di velocità nella decisione, più che per un reale pressing avversario.
La brillantezza degli avversari: un test vero
Un altro passaggio chiave delle parole del tecnico è il riconoscimento della brillantezza fisica della Juve Stabia. È un dato non scontato: in partite come queste, tra squadre di categorie diverse, la Serie A tende a prevalere per struttura, ritmo e gestione. Non è stato così netto in questo caso.
La Juve Stabia ha mostrato più gamba, maggiore freschezza in alcune fasi, obbligando il Lecce a rincorrere e difendersi anche con l’uomo in meno. Ed è proprio qui che Di Francesco inserisce un altro concetto fondante del suo calcio: “abnegazione e spirito”.
L’identità non si costruisce solo con la tecnica
Quando il Lecce è rimasto in dieci per l’espulsione di Banda, è emersa un’altra faccia della squadra: quella della compattezza, della resistenza, del sacrificio collettivo. Caratteristiche che spesso vengono date per scontate, ma che in realtà rappresentano il collante invisibile che permette a una squadra di crescere davvero.
Il tecnico lo sa bene: i momenti in cui mancano le gambe o la brillantezza devono essere compensati con il cuore. E ieri, questo, c’è stato.
Un punto di partenza, non d’arrivo
“Teniamoci stretto questo, poi sappiamo che ci sono cose da migliorare”, chiude Di Francesco. È un’affermazione semplice, ma densa. Sottintende che il gruppo ha margini di miglioramento ampi, e che la partita contro la Juve Stabia non rappresenta né un campanello d’allarme né una consacrazione.
È semmai un punto di partenza realistico: si è vinto, ma si è visto cosa serve per vincere meglio.
Crescere nella gestione, non solo nel gioco
La qualità tecnica, come suggerisce Di Francesco, non è solo una questione di piede e visione, ma anche di tempi, scelte, gestione emotiva.
Il Lecce è una squadra in costruzione, con talento interessante e idee chiare. Ma la crescita passerà soprattutto da lì: imparare a rallentare quando serve, riconoscere il momento giusto, evitare la frenesia.
Perché una buona idea tecnica, se giocata in ritardo o con troppa foga, può diventare inefficace. E la vera qualità, in fondo, è anche saperlo riconoscere.