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L'istinto mi ha portato a dire che non sia stata una grande campagna di riparazione, tuttavia è stato sufficiente mettere a confronto le due formazioni - attuale e precedente - per ricredermi un pochettino. Altro sarà invece discutere su tempi e modi. E lo faremo, sempre in questo capitolo.

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DIFESA

Via un nazionale rumeno che non ha mai giocato - Romario Benzar - e dentro Giulio Donati che oggi è titolare indiscusso su qualsiasi fascia. Fuori il giovane Davide Riccardi - contributo minimo, quasi inesistente, ed esperienza nulla in questa categoria - e dentro Paz di poco più grande ma quantomeno con esperienza nel massimo campionato argentino visto che in Italia vanta 5 presenze in due stagioni. La difesa è indubbiamente migliorata anche se il colpo grosso andava fatto proprio qui, nel cuore del reparto. Qui si sente ancora la mancanza di un forte centrale difensivo. Prima si è perso tempo dietro Djidji, poi per un po' si è parlato di Cetin della Roma, poi alla fine, a causa del cambio di programma dei capitolini, ci si è avvicinati un po' a Juan Jesus ma ottenuto il secco no del brasiliano si è dovuti ripiegare sul calciatore del Bologna. Infine la cessione di Bleve in Serie C ma di questo ne riparleremo.

CENTROCAMPO

Via Andrea Tabanelli, unico vero calciatore in grado di far cambiare marcia ai giallorossi, dentro Barak calciatore che se sta bene fisicamente è all'altezza sicuramente della situazione e forse qualcosina in più. Prima di lui è arrivato Deiola che ha già dimostrato qual è il suo talento e cosa può dare alla squadra. Arriva persino il trequartista, si tratta di Saponara che sulla carta è un top player ma si porta dietro anche lui mille incognite. Il centrocampo, su carta, è diventato di gran lunga più forte. Anche in virtù di uno spostamento all'indietro di Mancosu che ha dimostrato, quando ha spazio, di poter essere più incisivo.

ATTACCO

Fuori La Mantia, Dubickas, Lo Faso. Fuori in tre, dentro nessuno. Questione di liste ma problema by-passabile con un under di spessore. L'attacco si è indebolito, se non tecnicamente, sicuramente numericamente.

LE PERPLESSITA'

Il primo di Febbraio possiamo dire che il Lecce si è rinforzato sul serio dopo essere andato sul mercato, tuttavia quello che ci piacerebbe fare è parlare del contorno e cioé contare i momenti di debolezza che il club di via Costadura ha vissuto in queste ultime due sessioni di mercato certamente condizionate l'una dall'altra. Intanto la rivoluzione copernicana di Gennaio indica solo una cosa: che si è lavorato male, anzi malissimo, in estate. A partire dagli esuberi: Dubickas, Dumancic, Gallo, Riccardi, Fiamozzi, Tsonev. Due mesi di tempo senza trovare adeguata sistemazione. Che si traduce anche in lista di giocatori lunga da allenare. Giocatori depotenziati, sviliti, abbandonati al loro destino e solo oggi riconsegnati ai campi di calcio nelle categorie di appartenenza. Il Lecce dovrebbe investire sul loro futuro non deve investire il futuro. I ragazzi hanno bisogno di giocare, di sentirsi coccolati e di certo questo non è stato fatto fino ad oggi. La cessione di Marco Bleve al Catanzaro poi è inspiegabile. Oppure si spiega bene. A 24 anni non si è ancora capito se questo ragazzo sia bravo o no, se sia per un calcio di vertice o se possa fare solo il comprimario. Ancora oggi fa l'ascensore A, B, C come se tutte le categorie fossero uguali. Qual è il senso del processo di crescita di questo patrimonio? Ottime sono state le cessioni di Tabanelli e La Mantia, visto che finalmente si è passati dopo diversi anni di cessioni con incentivo all'esodo a incassare qualcosa. Una lode, alla fine, l'abbiamo trovata. Tutta da ridere invece la vicenda Donati (e per poco quella Acquah). Il difensore che ha giocato gli ultimi 9 anni da titolare in due club della Bundesliga, ha fatto venire dubbi a Meluso che alla fine ha preferito Rispoli - giocatore che militava in Serie B - e scommettere sul costoso Benzar. Passano solo tre mesi e Donati diventa Cafù e gli altri due brocchi. Dicevamo di Acquah. Anche lui era svincolato e papabile ad Agosto ma scartato per Imbula e Shakhov. Oggi ce lo stavamo andando a prendere a 2 milioni di euro e sarebbe stata pure la seconda scelta di Liverani rispetto alle gerarchie di calciatori richiesti. Meno male che con i turchi continua ad andare male! Sempre comica o tragicomica la situazione Imbula, che oggi rimane sul groppone anche se per fortuna rimane ancora aperta qualche soluzione estera. Non parliamo poi dei tempi. Sempre troppo lunghi nonostante le strategie siano state definite da tempo. Bisognerebbe cominciare a chiedersi se il Lecce voglia stare nel mondo dei grandi e come abbia intenzione di rimanerci. Perché, vedete, non è una questione di soldi. Primo perché i denari sono stati spesi (anche male), secondo perché il Lecce non ha mai fatto mercato con i soldi ma sempre con furbizia, conoscenze, abilità e fortuna. Come valutiamo noi le abilità di un direttore sportivo? Da due fattori: capacità di vendere e capacità di arrivare per primi su un obiettivo. A questi si aggiunga la capacità di saper costruire una squadra da solo, senza interferenze. Ci sarebbe anche una questione extra-mercato, sempre secondo chi scrive, che serve per valutare la figura di cui sopra e questa sarebbe la capacità di tenere in mano la situazione nello spogliatoio. Evitare che casi come quelli accaduti a Lecce degenerino e rischino di compromettere seriamente la stagione: parliamo di infortunati, recuperi e giocatori ai margini del progetto tecnico. Ma questo è un altro discorso...
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