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Marco Baroni, allenatore del Lecce, ha raccontato la sua vita personale e non solo nella trasmissione “A tu per tu” con Max Persano.

"Io sono di Firenze anche se adesso ci siamo spostati in un paesino vicino. La vita mi ha portato a muovermi tanto.
Con mia moglie Patrizia abbiamo tre figli. Il più piccolo ha 24 anni e gioca nel Modena. Poi Stefano di 34 anni ed una figlia di 31.
Mio figlio più grande mi ha regalato una nipotina. Ci ho perso la testa per lei, come la vedo mi struggo. Le videochiamate ci aiutano a ridurre la distanza. Vivono tutti in Toscana.
Io amo il mio lavoro. I miei figli tifano Lecce.
Ho conosciuto mia moglie quando aveva 14 anni. A 21 anni mi sono sposato.
Il calcio si è evoluto molto sulla cultura del lavoro. Prima c'erano grandi talenti ma non venivano allenati come oggi.
Il Lecce è organizzato come i grandi club europei. Ho trovato una società strutturata come i top club di Serie A.
Nella mia vita sono molto affettuoso e riconoscente. 
Non è facile essere figlio di un calciatore quindi cerco di essere vicino a mio figlio con consigli ma senza imposizioni.
Sono molto severo con me stesso e quindi anche con gli altri.
L'allenatore è sotto gli occhi di tutti, a livello comunicativo e non solo.
Noi facciamo riunioni video vedendo le nostre partite e quelle degli avversari.
Il video deve essere un'opportunità per apprendere.
La squadra quando la metti insieme non ha un arco temporale molto ampio di attenzione quindi bisogna essere sintetici, senza sfinirli di informazioni.
Non bisogna fare troppo i teorici, ci vuole un giusto mix.
Io non cerco alibi, non posso dire che c'è bisogno di tempo perchè non abbiamo tempo. Bisogna correre, andargli incontro. Step-by-step sulle cose che incidono.

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