Ingrosso: "Scritta una pagina gloriosa, ma non fingiamo sia andato tutto liscio"

Le parole dell'ex difensore giallorosso sulla salvezza e su Lazio-Lecce
L’ex difensore del Lecce Egidio Ingrosso, protagonista in maglia giallorossa tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 tra Serie A e B, ha pubblicato sui social il suo consueto “Ragguaglio” settimanale.
All’indomani della storica salvezza che garantirà al Lecce la ventesima partecipazione alla Serie A, Ingrosso ha offerto la sua analisi, soffermandosi sugli episodi chiave del match e condividendo riflessioni e impressioni personali sulla prestazione della squadra.
Il post di Ingrosso
“Quando il cuore batte più forte della paura”
Nel cuore di una notte che il destino ha marchiato a fuoco, l’U.S. Lecce ha scritto una delle sue pagine più gloriose. Non solo una vittoria. Non solo tre punti. Ma un atto d’amore eterno verso una maglia, una città, e un popolo che non ha mai smesso di crederci.È stata una partita epica, da incidere nella pietra della storia giallorossa. Una sfida che ha sancito, per il terzo anno consecutivo, la permanenza nel massimo campionato italiano. Ma è stato molto più di questo. È stata la rinascita di uno spirito, il ritorno di un’identità che sembrava affievolita, e che invece è esplosa con tutta la sua potenza nei momenti più difficili.

L'analisi della partita
Il Lecce è sceso in campo con determinazione e spirito combattivo, mostrando fin da subito compattezza e aggressività. La decisione di Giampaolo di schierare Ramadani al centro del centrocampo si è rivelata vincente, ben supportato da Coulibaly e Berisha. Nonostante alcune incertezze nella gestione del possesso, la squadra ha tenuto alta la pressione, costringendo la Lazio all’errore.
Il Lecce è entrato in campo con il fuoco negli occhi, affamato, compatto, pronto a lottare su ogni pallone.
La scelta di Giampaolo di mettere Ramadani al centro del centrocampo, nel suo habitat naturale, si è rivelata fondamentale. Al suo fianco, Coulibaly e Berisha hanno formato una diga mobile, capace di coprire e ripartire, di aggredire e contenere.In avanti, le sorprese: Karlsson e Pierotti preferiti a N’Dri e Banda. Una mossa rischiosa, ma lucida.
Il Lecce, fin dai primi minuti, ha mostrato la volontà di aggredire alto, pressando ogni costruzione avversaria, costringendo i laziali all’errore o al lancio lungo.
Certo, non sono mancate le incertezze. Il vizio stagionale del passaggio all’indietro, del timore di verticalizzare, ha rischiato di riaprire porte chiuse. Ogni esitazione nel fraseggio basso sembrava regalare tempo e campo a un avversario che non aspettava altro. Ma poi… è successo.
L'episodio chiave
L’episodio che cambia il destino: Coulibaly, con il cuore di un leone e i muscoli d’acciaio, recupera palla nella trequarti avversaria. Da lì, tutto si fa chiaro.
Un attacco immediato della profondità, senza fronzoli, senza paura. Un’azione semplice, diretta, ma pregna di significato.
È il gol della salvezza, nato da quello che il Lecce è quando non si nasconde: un branco affamato, feroce, pronto a mordere il destino.