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Pantaleo Corvino ha parlato in conferenza stampa a margine della presentazione di Thorir Helgason. Di seguito le sue dichiarazioni.

“Helgason È un calciatore che è arrivato quest’anno ma già lo scorso anno mi ero interessato a lui. Essendo un 2000 era un profilo interessante. Lo scorso anno non era possibile arrivarci per le pretese elevate del club. Lui è assistito da una agenzia di giocatori fra le più importanti in Europa, con il suo agente sono in ottimi rapporti da anni. Quando c’è stata la possibilità di approfittare della situazione in cui si trovava, in scadenza di contratto a dicembre, le condizioni della trattativa, grazie anche alla volontà del ragazzo di venire a Lecce, sono state maggiormente agevoli per noi. Sono convinto che Thorir ha delle potenzialità importanti che possono trasformarsi in qualità. È un calciatore strutturato fisicamente, dinamico e tenace. È un centrocampista box to box. Il nostro allenatore predilige avere tuttocampisti che possono fare bene entrambe le fasi. Tecnicamente ha un ottimo tiro, deve migliorare nei colpi di testa”. 

“Su cinque giocatori sono arrivati due italiani. Quando uno compra calciatori che non sono italiani lo fa perché deve tenere conto di alcune considerazioni. Siamo tornati in A, partendo dalla C, e dalla serie A abbiamo ereditato solo tre calciatori, tutti gli altri erano prestiti. Questi tre calciatori sono stati Gabriel e calciatori che sono costati tre milioni, Benzar e Vera. E sono tutti stranieri. Riguardo agli stranieri avrei bisogno di dire qualcosa anch’io, perché sento dei rumors da parte di qualcuno. Il Lecce è partito con un patrimonio scarso. La Primavera ora è tornata in A1 e faremo di tutto per mantenere la categoria. Dobbiamo far sì che questo territorio rimanga nel grande calcio anche a livello di settore giovanile. Con la prima squadra siamo partiti con uno scarso patrimonio. Ora questa proprietà non mi dà la possibilità di comprare giocatori a un milione e mezzo come è stato in passato. Lo scorso anno ho speso un milione e mezzo in totale per la prima squadra. In questa società non c’era patrimonio tecnico ed economico. Con le risorse della serie B patrimonializzare un club non è facile ma ci stiamo riuscendo. Patrimonializzare il club prendendo italiani è la cosa più facile. C’è un grosso problema però. Per prendere calciatori italiani ci vogliono risorse, altrimenti bisogna lavorare per gli altri prendendoli in prestito. Per me sarebbe il gioco più facile. Quando arrivo fino alle terre dei vulcani per trovare risorse tecniche per questa società non lo faccio per un gioco esotico. Per me è un grande impegno, figlio di mesi e anni di lavoro e conoscenze. Io ho una visione globale, virtuosa e creativa. Per prendere giocatori così, per rischiare in questo modo al fine di patrimonializzare, ci vuole virtuosismo. Qui qualcuno pensa che io mi diverta. Io voglio che il mio club non lavori per gli altri, ma diventi patrimonio. Farò degli errori? Ci sta farli, quando si prendono calciatori a certe cifre. Ma nessuno può dirmi che sono uno che non guarda in Italia. Negli ultimi europei nella nazionale italiana campion d’Europa c’erano tre giocatori che vengono dal settore giovanile in cui ho lavorato io: Castrovilli, Bernardeschi e Chiesa. Io non faccio il gioco del pinguino, io sfrutto le mie competenze e capacità per il bene del Lecce. Il Lecce ha un dovere: far crescere le proprie potenzialità in casa. Anche se le potenzialità sono lontane dobbiamo avere le capacità di andarle scoprire. In questi anni, dal 2016, ci sono stati tanti stranieri a Lecce: Costa Ferreira, Gomis, Tsonev, Vutov, Dubickas, Megelaitis, Selasi, Dumancic, Haye. Sono tutti tesserati del Lecce non italiani. Tesserati del Lecce, non da Corvino. Penso anche a Babacar, Imbula, Farias, Barak, Benzar, Paz, Shakhov, e Vera. Questi sono giocatori non italiani che sono stati presi dal Lecce. Eppure qualcuno rimpiange il passato, dicendo che prima si faceva calcio con gli italiani”.

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