Mazzeo a PL Talk: ”Vi racconto la vera storia di Ndiaga Sall”

La storia del giovane classe 2009 raccontata da chi lo ha scoperto
Il giocatore del momento, nel Salento, è Ndiaga Sall, giovanissimo talento classe 2009 di proprietà del Nardò, squadra militante in Serie D. Nonostante la sua età, Sall ha già attirato l’attenzione di addetti ai lavori e appassionati, conquistando elogi unanimi per le sue qualità tecniche e la maturità mostrata in campo.
Nel weekend il giovane Ndiaga Sall ha regalato un’altra perla sotto gli occhi attenti di Pantaleo Corvino, realizzando la sua seconda rete con la maglia granata e confermando, ancora una volta, tutto il suo talento.
La sua storia, però, affonda le radici in un’altra realtà del calcio salentino: l’Otranto. È proprio Giovanni Mazzeo, presidente del club, a ricordare nella diretta di PL Talk come tutto ebbe inizio. Fu lui, infatti, ad accogliere Sall, letteralmente dalla strada in cui è stato lasciato, offrendogli la possibilità di giocare e di credere in un futuro nel calcio.

L'arrivo di Ndiaga Sall ad Otranto
Da quando sono presidente dell'Otranto, da ben quindici anni, abbiamo sempre accolto ragazzi che si sono avvicinati sul nostro terreno di gioco. Ragazzi italiani, ma anche ragazzi che arrivano dopo giorni di traversate dall'estero. Noi ci siamo ritrovati Ndiaga Sall e un altro ragazzo, nel campo. Erano stati abbandonati lì vicino.
Non riuscendo a capire la loro lingua, era il mese di agosto, avevamo in squadra Touré, un senegalese ormai diventato otrantino. Lavora qui da dieci anni, anche lui accolto da noi: gli abbiamo dato un lavoro, una casa e dei documenti. Gioca con noi da un po' di anni. Parlando con lui, i ragazzi hanno raccontato un po' la loro storia. Lui (Sall) era sbarcato a Barcellona insieme a quest'altro ragazzo, poi è arrivato a Torino ed è stato portato in un paesino di cui non ricorda il nome dai suoi connazionali. Probabilmente è stato lasciato ad Otranto perché qui abbiamo un centro di accoglienza per minori.
I primi passi
Noi umanamente gli abbiamo dato dei vestiti, lo abbiamo portato in un appartamento, abbiamo fatto la spesa e dopo un paio di giorni i ragazzi volevano allenarsi. Naturalmente, senza lasciarli a casa da soli li abbiamo portati al campo. Noi abbiamo fatto un atto d'amore, senza sapere se fossero fenomeni a calcio. Tutto lo staff poi si è messo a disposizione di questo ragazzo, dandogli tutto il nostro sostegno.
Dopo 5 mesi gli abbiamo dato documenti e regolarizzato. Essendo un rifugiato politico ed un minore, doveva essere ospitato in un centro d'accoglienza, e così è stato. Poi gli abbiamo delle scarpe da calcio e fatto allenare con i pari età, cioè il campionato Allievi. Dopo due partite lo abbiamo messo nella Juniores, e dopo due partite lo abbiamo messo titolare con la nostra squadra in Promozione.
L'interesse di altre squadre
Dopo le prime uscite il ragazzo è stato visionato da tutti gli addetti ai lavori. C'è sempre qualche scout che vede le partite. E' stato visionato ed i video mandati alle società di Serie A. Non vi nascondo che l'anno scorso io e la mia società siamo diventati famosi (ride, ndr).
Ricevere chiamate da personaggi importanti dal calcio che conta vuol dire che abbiamo fatto qualcosa di buono. Mi hanno chiamato Pessotto, Pradé, Sbravati, molte email dal mondo del calcio europeo ed anche la richiesta del Lecce, che lo ha visionato.
Il soprannome “Yamal”
Non vi nascondo che non riusciva a finire una partita per 90 minuti perché veniva preso a calci, anche da giocatori che hanno una storia, perché era molto difficile fermarlo. Il nome Yamal lo abbiamo dato noi, perché è molto simile.