Stadi Euro 2032: quali sono i candidati e perché la Puglia non ci sarà

L'Italia organizzerà questa manifestazione insieme alla Turchia: saranno 5 gli stadi selezionati
Il 10 ottobre del 2023 il Comitato Esecutivo UEFA ha assegnato la competizione EURO 2032 alla Federazione italiana ed a quella turca. Il percorso che ha portato la FIGC a tale importante designazione è iniziato il 2 febbraio 2022, giorno nel quale è stata presentata la manifestazione di interesse per l’organizzazione di questo evento. L’anno seguente la Federazione italiana ha consegnato il final bid dossier in cui sono state indicate le città candidate come sedi di gara. Successivamente, il 28 luglio 2023, al termine di un complesso processo di consultazione, la FIGC e la federazione turca hanno deciso di unirsi proponendo alla UEFA l’organizzazione congiunta – su base paritaria e nel rispetto delle reciproche competenze – dei Campionati Europei 2032.

Questione stadi
Nel tempo si è arrivati alla candidatura da parte dell’Italia di 12 stadi, con una sola certezza e due grossi punti interrogativi.
È questo il quadro tutto italiano per ospitare gli Europei 2032, a quattordici mesi dalla decisione definitiva della UEFA che deve scegliere i cinque impianti italiani che saranno protagonisti nel torneo insieme a cinque stadi in Turchia.
Al momento, infatti, c’è solo uno stadio pronto e che ha già tutti i requisiti in regola, ossia lo Juventus Stadium di Torino, mentre tra gli altri sono in buona posizione sia l’Olimpico di Roma che il Franchi di Firenze, seppur con necessità di ulteriori interventi. Un’altra possibile candidatura è invece emersa nelle ultime settimane: si tratta del nuovo stadio della Roma in zona Pietralata, che potrebbe entrare in corsa nel caso di via libera definitivo. Soprattutto, però, le situazioni più problematiche riguardano lo stadio Maradona a Napoli e San Siro a Milano: due impianti centrali per l’Italia, ma che, stando alla situazione attuale, non potrebbero ospitare le gare di EURO 2032.
I requisiti richiesti dalla UEFA
Sono 130 infatti i requisiti richiesti dalla UEFA, che variano in base alla capienza degli impianti e non riguardano solo la struttura stessa ma anche quelli legati all’accessibilità, alla logistica, ai mezzi di trasporto. Sui criteri infrastrutturali, però sia a Napoli che a Milano non basterà nemmeno una pesante ristrutturazione.
Sullo sfondo, tra l’altro, c’è uno spauracchio di non poco conto: visto che non è possibile una ipotesi in cui l’Italia partecipi con meno dei cinque stadi previsti, sul tavolo rimane anche l’opzione per cui il torneo venga disputato interamente in Turchia. Una ipotesi che tutte le parti in causa ovviamente vogliono evitare, perché potrebbe rappresentare quasi una pietra tombale sulla credibilità del calcio italiano. Ma la corsa contro il tempo è già iniziata e le scadenze sono particolarmente ravvicinate: entro luglio 2026 i progetti devono essere non solo approvati a livello burocratico, ma anche interamente finanziati, con la decisione definitiva attesa per ottobre 2026.

La Puglia sta a guardare?
Bari aveva il sogno di ospitare Euro 2032 ma la strada per vedere le partite dall’Astranave del San Nicola si è presentata fin da subito piena di ostacoli. La candidatura del San Nicola richiedeva, infatti, un impegno strategico e finanziario di proporzioni considerevoli.
Queste le parole del sindaco Leccese lo scorso 25 luglio sul tema Euro 2032 a Bari:
Sono 130 i requisiti richiesti dall’Uefa affinché lo Stadio San Nicola di Bari possa essere scelto per Euro 2032. Adesso il Comune del capoluogo pugliese dovrà quindi analizzare al meglio tutta la situazione. C’è da capire se esistono le condizioni economiche e materiali per poterci proiettare nel 2032, come richiesto dalla Uefa, e presentarci con uno stadio di un altro livello.
La Uefa non fa affidamento su impianti contemporanei o, ancor meno, realizzati negli ultimi 20 o 30 anni, ma su strutture molto innovative, totalmente sostenibili, con un elevato grado di accessibilità, ampi spazi dedicati all’ospitality e una serie di altre prescrizioni stringenti. Sono requisiti che vanno ben al di là degli adeguamenti e dei relativi interventi di manutenzione straordinaria affrontati negli ultimi anni per riqualificare il San Nicola.
Bari verso il no definitivo
Nonostante i buoni propositi da parte dell’amministrazione comunale, secondo quanto riportato qualche giorno fa da La Gazzetta del Mezzogiorno, lo stadio di Bari viaggia a grandi falcate verso il no definitivo, anche perché, come già ribadito, i costi strategici e finanziari per adeguare l’impianto ai requisiti richiesti sarebbero molto elevati. La decisione finale verrà presa dalla UEFA tra qualche giorno ma tutto lascia immaginare che non ci sarà spazio per la Puglia negli Europei del 2032.

E Lecce?
Il capoluogo salentino non è stato neppure preso in considerazione, come già avvenuto in passato, per l’organizzazione o la candidatura ad organizzare eventi di questa portata. La società salentina, in ogni caso, ha lavorato e lo sto facendo anche adesso per garantire uno stadio di primissimo livello al suo popolo, con una copertura totale dell’impianto e dei lavori di adeguamento non indifferenti, che impatteranno sia sull’estetica che sulla funzionalità del Via Del Mare, il quale diventerà uno stadio da competizioni europee.
Lecce deve ancora crescere anche in tema trasporti, un argomento non banale per un evento di questo tipo. Nel frattempo, però, il lavoro dell'attuale dirigenza deriva dalla necessità di migliorare le strutture sia per il bene del club, ed in questo caso soprattutto dei giocatori, che dei suoi tifosi.
Siamo certi che con queste migliorie in futuro non si potrà fare finta che il Salento non esista. Spesso l’Italia finisce a Bari, ma calcisticamente non può essere così. Gli anni consecutivi di Serie A del Lecce lo dimostrano e la Federazione italiana prima o poi dovrà per forza di cose guardare anche qui, nel posto dove i sogni a poco a poco stanno diventando realtà.