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Pantaleo Corvino, Responsabile dell’Area Tecnica giallorossa, ha parlato al Corriere dello Sport in una lunga intervista, nella quale ha parlato del presente ma anche dei progetti futuri.

VENERDÌ

“Ogni giorno che arriva in terra apro la sede della società e la sera la chiudo. Se vado in tribuna mi circondano e non stacco mai. Guardare le gare da solo è un trucco per sopravvivere. Per un attimo venerdì ho pensato di restare con la famiglia. Però mi hanno beccato diversi procuratori dei nostri ragazzi. Ci vediamo domani e cose del genere. Insomma, devo incontrarli”. 

SERIE A 

“Non mi fascio la testa in anticipo. La Serie A è un animale completamente diverso dalla B, ne siamo consapevoli. Prima di decidere che cosa fare, servono analisi. Da parte di tutti i livelli del club. Una carta in mano ce l’ho”. 

ULTIMA PROMOZIONE 

“Il Lecce di oggi è molto diverso da quello di due anni fa. Più simile a quello nel quale ero arrivato nel 1998. Quando il club è retrocesso si è trovato senza patrimonio tecnico, a causa dei tanti giocatori arrivati in prestito, con un settore giovanile da ricostruire e privo di competitività economica. Perché avevamo e abbiamo a che fare con proprietà di alto profilo: Benevento, Cremonese, Brescia, il Pisa degli americani, il Monza di Berlusconi. Li abbiamo battuti. Significa che il nostro sistema funziona”. 

LA FORZA DELLE IDEE

“Le idee creano fantasia. Io ho fatto quello che mi era già riuscito più di vent’anni fa. Abbiamo fatto, perché con il direttore sportivo Stefano Trinchera formiamo un bel tandem. Comunque: ristrutturazione del settore giovanile e consolidamento della prima squadra. Lavoro sulle strutture e sugli impianti. Con soldi scarsi e molto impegno, soprattutto sui mercati esteri poco frequentati. Basta conoscerli. In Italia abbiamo preso i tre attaccanti, Coda che ha vinto due volte il titolo di capocannoniere, Strefezza e Di Mariano. Costo complessivo 550.000 euro, il cartellino di Strefezza”.

CHI RESTA E CHI PARTE

“L’ho detto, le analisi cominciano in queste ore. Io penso che qualcuno di questi possa costituire l’ossatura di una squadra da Serie A. So perfettamente che spesso le neopromosse tornano indietro l’anno successivo e che ci troviamo in una morsa tra la necessità di rinforzare la rosa e il valore acquisito dai nostri giocatori in questa stagione”. 

BARONI

“Non vedo controindicazioni, anche se dobbiamo parlarci. Io, lui e la società. Ho deciso di mandare via un tecnico che aveva tre anni di contratto (Corini, ndr) per via di una semplice analisi: la squadra giocava bene, però incassava troppi gol. Equilibrio ci vuole, equilibrio in cassa e sul campo. Quando ho chiamato Baroni, gli ho detto: “Senti, tu sei un allenatore di Serie B. Quando hai ottenuto la promozione in A poche partite più tardi ti hanno esonerato. Io voglio fare di te un allenatore di Serie A”. Lui mi ha risposto: “E io voglio farti tornare in Serie A con la squadra della tua città”. L’ho considerato un patto”. 

FUTURO

“Adesso dobbiamo goderci il momento. Onore a chi ha vinto, cioè a noi e alla Cremonese, e onore a chi ha perso e ci riproverà, ai play-off o il prossimo anno. Quanto a noi, si farà tutto ciò che le risorse permetteranno”. 

RIVINCITA DOPO FIRENZE?

“Ma no. Sono stato io a non sentirmela di continuare con una proprietà diversa da quella con la quale c’era gran feeling. Anzi, sa che cosa ho risposto ai complimenti di un suo collega? “Aspetto di vederti nel derby tra la Firenze del Nord e la Firenze del Sud, cioè Lecce”. 

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