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Il Lecce non riesce a prendere il toro per le corna e finisce per essere incornato. È bastata una zampata di Buongiorno, migliore in campo per distacco, per decidere la partita contro il Torino, il tutto sugli sviluppi di un’azione nata da una serie di errori di singoli e di reparto nella squadra giallorossa. 

Ancora una volta bisogna parlare di un Lecce che riesce a centrare l’approccio alla partita e che crea i presupposti per il gol, ma si ferma solo ai presupposti, perché la porta del Torino alla fine è rimasta inviolata. Nel primo tempo sono arrivate almeno tre conclusioni pericolose, con tutti e tre gli interpreti del tridente offensivo, ovvero Banda, Almqvist e Krstovic, ma Milinkovic-Savic è riuscito sempre a fare buona guardia. 

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L’episodio chiave alla fine è stato il gol di Buongiorno che ha deciso il match. Infatti, ci sono state due partite in una, prima e dopo la rete del vantaggio del Torino. Dopo il gol degli ospiti, il Lecce raramente è riuscito a mettere in difficoltà la squadra di Juric, che non ha lasciato spazi e ha chiuso tutte le linee di passaggio alla compagine salentina. Quando il toro riesce ad andare avanti diventa difficile recuperare, perché il gioco fatto di intensità e di uno contro uno che impone Juric alla sua squadra è veramente difficile da contrastare per chi si trova dall’altra parte del campo. Il tecnico croato è l’autentica bestia nera del Lecce: in cinque scontri diretti in campionato i giallorossi hanno sempre perso e non sono mai riusciti a segnare neanche un gol. Insomma, cambiano i giocatori e gli allenatori, ma Juric per i giallorossi appare sempre un muro impossibile da scavalcare. 

Questa volta D’Aversa non è riuscito a dare la scossa con i cambi. Chi è entrato dalla panchina è apparso sicuramente motivato ma ha finito per commettere troppi errori tecnici. Il tecnico abruzzese ha provato a cambiare modulo, ma solo nei minuti finali di gara, inserendo Dorgu a tutta fascia sulla sinistra e un doppio trequartista a sostegno dell’unica punta. Ma il Torino aveva ormai alzato le barricate e gli attacchi sono risultati infruttuosi. In più, il Lecce è apparso troppo spesso sfilacciato sul campo, con distanze enormi fra centrocampo e attacco in alcuni frangenti. A questo si aggiunga poi una poca pulizia tecnica, di cui ha parlato anche D’Aversa in conferenza stampa, soprattutto negli ultimi trenta metri. 

Ora bisogna fare i conti con i numeri che dicono che il Lecce resta fermo a 13 punti in classifica dopo 10 giornate. Un’ottima media, che stona però con il trend delle ultime partite. Nelle ultime cinque uscite, infatti, i giallorossi hanno rimediato solo due pari e tre ko. 

Bisogna invertire la rotta e non sarà facile, perché i prossimi avversari prima della sosta saranno la Roma in trasferta e il Milan in casa. Prima però testa alla Coppa Italia contro il Parma, l’occasione per vedere in campo molte seconde linee e per provare a ritornare al successo, che fa sempre bene al morale. Quello che la squadra e la piazza non possono permettersi di perdere è l’entusiasmo, malgrado i risultati negativi. L’avvio sprint ha permesso al Lecce di immagazzinare un prezioso bottino di punti, un credito che non va disperso, ma continuamente alimentato. L’obiettivo è e non può che essere la permanenza in serie A. Guai a cullarsi però sui successi del passato, perché questa è una categoria che non perdona la minima sbavatura e il minimo calo di tensione. E la partita con il Torino ne è stata il chiaro esempio. 

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