L'ex Lecce si racconta: l'aneddoto su Liverani ed il disguido con Cavasin

Il talentuoso ex centrocampista, oggi agente, è stato intervistato a Il Fatto Quotidiano dove ha raccontato la sua storia
Nato a Roma il 14 febbraio 1977, Angelo Paradiso è un ex centrocampista italiano cresciuto nelle giovanili della Lazio. Dopo due stagioni al Teramo in Serie C2, approda al Napoli in Serie B sotto la guida di Renzo Ulivieri.
Il passaggio a Lecce e tante altre esperienze
Nel 1999 il debutto in Serie A con il Lecce, ma le poche presenze lo spingono a ripartire dal Cesena. Seguono altre esperienze con Ravenna, Lucchese, Prato, Bellinzona ma anche Birkirkara, squadra maltese con cui vince una Supercoppa Nazionale.
Dopo il ritiro
Appese le scarpe da calcio al chiodo, Paradiso intraprende una carriera da agente e lavora soprattutto con il mercato inglese. L'ex centrocampista ha concesso una lunga intervista a Il Fatto Quotidiano dove ha parlato delle difficoltà di un giovane talento, della sua esperienza da calciatore e tanto altro. Ecco un estratto della sua intervista.
“Lavoro per evitare che ai ragazzi succeda quel che è successo a me. L’ho giurato a me stesso”, dice il procuratore, raccontando la sua esperienza tra i professionisti.
Cresciuto a Ostia, col pallone ero una sorta di bambino prodigio e mi cercarono Roma, Milan e Lazio. Scelsi i biancazzurri: in quelle giovanili con Volfango Patarca c’erano ragazzi del calibro di Nesta e Di Vaio. Io facevo tantissimi gol, giocavo centravanti.
E' nel Napoli, però, che il calciatore si mette in luce: un osservatore dei partenopei lo nota e lo porta nel club Azzurro. Di quel periodo racconta anche un aneddoto su Liverani avvenuto in una amichevole:
Contro la Viterbese misi la fascia di capitano, tanto che i miei amici Liverani e Trotta che giocavano contro mi dissero ‘Aò, appena arrivato già te fanno capitano?

Il debutto col Lecce e poi…
Qualcosa però va storto, e dopo un primo periodo da titolare inamovibile nel Napoli di Ulivieri, il calciatore passa nel Lecce, in quel periodo in Serie A.
Io sarei rimasto a Napoli, ma non ho avuto neppure l’opportunità di parlare con Novellino: accade l’assurdo che si va alle buste col Teramo e mi prendono loro. Ma in ogni caso ero un calciatore che si era messo in luce: avevo diverse offerte, ma finii a Lecce.
Qui gioco quattro partite, benissimo, poi finisco fuori rosa senza sapere minimamente il motivo. Provai a parlare a Cavasin, mi disse solo ‘Sono cose che succedono’. E da lì andai a Cesena in B, mi strappai il quadricipite, si retrocesse e mi ritrovai in C. La realtà è che avevo lasciato un procuratore importante.