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Era inverno. Fine gennaio. 24 per l’esattezza. Eravamo ancora assaliti dal Covid, spesso tappati in casa lontano dal mondo e dal Via Del Mare, chiuso a tutti. Il Lecce, quel pomeriggio, giocava male. L’Empoli dominava e vinceva per 2 a 0 una partita importante, all’epoca uno scontro diretto per la promozione. La formazione di Dionisi sembrava andare al doppio di quella giallorossa, in balia degli avversari e priva di scossoni che avrebbero potuto cambiare l’inerzia. 

Eugenio Corini, preso dalla disperazione, ad un certo punto, quasi nel finale di gara, decide di inserire un ragazzo biondino, appena arrivato dal campionato austriaco. Non lo conosceva nessuno, eppure il mister sembrava convinto. 

È bastata una giocata. Anzi, una suolata. Gioco di prestigio e sventagliata. Dal divano in molti hanno avuto un sussulto. Era strano perché quel giovane sembrava avesse sempre indossato quella maglia, sempre giocato in quello stadio, sempre servito i suoi compagni di squadra.

Il Lecce, alla fine, anche grazie all’ingresso di Morten Hjulmand, ha pareggiato la partita, riportandola sul 2 a 2. Poi, dall’anno successivo, ha iniziato a vincere e festeggiare: prima la promozione e poi la salvezza. Quest’ultima è arrivata addirittura con quel centrocampista biondino, nel frattempo diventato un uomo, nelle vesti di capitano. Gradi conquistati sul campo, in ogni giornata.

Morten non ci ha mai permesso di esultare per un suo gol. Soltanto una volta ci è andato davvero vicino, colpendo una clamorosa traversa da fuori area contro il Cosenza. Eppure in piedi ci siamo alzati lo stesso: per le sue chiusure, per le sue scivolate, per le sue rincorse a perdifiato sempre a protezione della sua squadra. C’è una cosa che negli anni abbiamo notato. Ad ogni fine partita, nelle vittorie e nelle sconfitte, Morten è stato sempre il primo ad applaudire il pubblico. A volte gli applausi erano ricambiati, altre volte la gente restituiva fischi e critiche. Ma lui c’era. Per metterci la faccia, da capitano. 

Siamo felici per lui, per la sua carriera, per la sua crescita, per la Champions che prima o poi giocherà. Siamo felici per l’operazione perché rappresenta un evento storico, la cessione più redditizia nella storia di questo club. Un messaggio a tutti quelli che non credono nell’operato di questa società, che spesso compra a niente e rivende a tanto. Per regalarsi altre vittorie ed una crescita continua. 

Morten è il primogenito di questo progetto. Di questo percorso. Di questa visione. Ora andrà via ma resterà per sempre nella storia di questo club. E non per le vittorie. Anzi, non solo per quelle. Quello che ha dato, in termini di impegno e professionalità, è stato tanto, tantissimo. La gente non lo dimenticherà, lui non dimenticherà. Lecce sarà per sempre casa sua. In fondo, il salentino lo sa già. 

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