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Sembra che non ci sia nulla che possa smuovere il Lecce dal torpore in cui è caduto da più di un mese. E' come se la squadra non sia più connessa con la realtà, non abbia motivazioni, faccia il compitino nella speranza di uscirne indenne.

Non è questo il Lecce che abbiamo conosciuto nel corso del campionato, sicuramente non è soltanto questo.

Abbiamo potuto apprezzare una squadra che all'inizio del campionato ha sofferto ma successivamente dettava i ritmi delle partite, segnava tanto e tirava in porta sempre, un miscuglio di giocatori che pian piano sono diventati un gruppo, poi un branco di lupi affamati. Abbiamo pensato che i tentennamenti avuti nella prima parte del torneo fossero fisiologici per una nuova formazione in tanti interpreti e che doveva metabolizzare la retrocessione. Ci siamo fidati e ci abbiamo creduto . Quando il tecnico era finalmente riuscito a trovare la quadratura del cerchio abbiamo pensato che il peggio fosse alle spalle. Invece no. E ' irriconoscibile la formazione salentina, eppure i calciatori in campo, chi gioca dall'inizio e chi subentra, sono sempre quelli, proprio quelli che avevano permesso il salto di qualità.

Che succede?

Immaginiamo che le concause siano molteplici. Noi come elemento cardine notiamo una mancata assunzione di responsabilità quando c'è la partita, come se tutti si aspettino che sia qualcun altro a tirare fuori le castagne dal fuoco. Non vediamo ardore negli occhi e negli atteggiamenti dei nostri calciatori, ma vediamo la paura di giocare, di sbagliare, di esprimersi.

Qualcuno dice che la squadra sia “ cotta ”; ci può anche stare alla fine del campionato e con una rosa composta da elementi arrivati ​​in corsa; però non crediamo che sia questo il motivo . Non si può essere stanchi nei primi 15/20 minuti , con gli altri che corrono e pressano pur avendo giocato tre giorni prima fino ai supplementari una partita tiratissima . Non esiste. Al massimo si può essere stanchi e concludere con i crampi alla fine delle partite, non all'inizio.

Allora la domanda che ci poniamo è la seguente: questa squadra è forte si o no? Se è forte perchè quando il Venezia ha abbassato i ritmi non è riuscita a venirne fuori? Ad impensierire gli avversari? Forse non è così forte se Corini faceva giocare sempre gli stessi nel periodo d'oro, quando ci stupivamo del perchè non facesse le rotazioni . Forse non ricorreva alla panchina per questo motivo. E poi, una squadra forte lo deve essere anche mentalmente, non solo tecnicamente. Il Lecce lo è? Perchè se non è così è forte a metà, mentre le altre lo sono completamente .

Non crediamo che l'allenatore, il direttore sportivo, fino ad arrivare al Presidente non agiscano per spronare, per motivare i ragazzi. Sarebbero pazzi a non farlo vista l'importanza della posta in palio. Ma alla fine gli incitamenti sono correttamente recepiti dal gruppo ? Oppure procurano soltanto più tensione? Una pressione che non riescono a gestire e che blocca mente e gambe?

L'unico aspetto positivo di questa prima semifinale giocata a Venezia, non è ironia, è proprio la sconfitta. Perchè è figlia di un risultato per uno a zero che permette a Corini ed ai suoi ragazzi di potersi giocare il ritorno con concrete possibilità di passare il turno.

Non così però, non con questi presupposti.

Se il Lecce fra tre giorni scenderà in campo con lo stesso furore (pari a zero) visto in laguna, beh, è condannato in partenza e sarà una delusione.

La speranza che il vero Lecce ritorni c'è sempre, questo devono temere gli avversari. Crediamo che in qualche angolo della loro mente questi ragazzi debbano ritrovare lo spirito giusto, la consapevolezza nei propri mezzi, la voglia di dimostrare di non essere secondi a nessuno. Di essere uniti, di sacrificarsi l'uno per l'altro, la capacità di suonare tutti lo stesso spartito con organizzazione ma a petto in fuori. Senza paura. Si devono ricordare quelli che sono stati appena un mese fa e riconoscersi in loro stessi.

Giovedì si giocherà la gara di ritorno a Lecce.

Solo partendo da queste basi si potrà fare.

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